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Io non poteva senza mostrarmi ridicolo a me medesimo involare mia moglie, e andarla a nascondere nella campagna in quella stagione. Che si sarebbe detto di me? Che ne avrebbe pensato lo stesso Eugenio? Comprendo quanto fossero più ridicoli i miei stessi timori. Anche allora mi feci rimprovero di questa debolezza ma senza frutto.

La Deputazione esprimesse alle Alte Potenze alleate il sentimento di riconoscenza che la nazione nutriva verso la persona del Principe Eugenio viceré, per l'ottima sua condotta nell'amministrazione pubblica.

EUGENIO. Non bisogna, signora, aver téma de' sogni, che nascono in noi da quelli effetti che sommamente temiamo e desideriamo. Se i sogni riuscissero, io sarei felice: quante volte mi son sognato con voi e non mi è riuscito? Piú tosto vorrei che riuscissero i miei che i vostri sogni. ARTEMISIA. Padron caro, dubito che non sopravenga mio padre. Dio sa con che cuor vi lascio!

»Un bel giovane, di media statura bruno di capelli presso a poco i tuoi capelli, Eugenio; più crespi, più vigorosi, direi quasi fiammeggianti di giovinezza.... »Ma che giovano le descrizioni? La bellezza giovanile ha dei segreti che la parola non può rilevare, la tela riprodurre... »Fra Adolfo e me corse un'occhiata fuggitiva due correnti elettriche si stabilirono fra i nostri giovani cuori.

Ma morto esso , succedettegli Eugenio IV, che si guastò coi Colonnesi e turbò lo Stato; e che, adunato un concilio a Basilea , e rottolo, turbò la Chiesa; cosicché i padri rimasti a quella contro al divieto, elesser un nuovo antipapa, Amedeo VIII, il glorioso duca e romito di Savoia, che prese nome di Felice V . Riaprivasi lo scisma.

Io ne ricordo pochissimi; quest'uno non mi è mai passato di mente. Nei primi mesi che si trovava a Roma fu aperto il concorso per gli allievi di disegno di una classe superiore a quella in cui si trovava Eugenio. Il suo maestro lo consigliò di concorrere; si propose e fu accettato.

LELIO. Gli occhi vedono alle volte cose che non furono mai. EUGENIO. E ci vuoi far credere che l'hai visto? CRICCA. Se non l'ho visto con gli occhi miei, che non vegga piú mai! EUGENIO. Ci vuole far vedere la luna nel pozzo.

EUGENIO. Siamo entrati in una sventura maggior della prima; ché se ogni travaglio e affanno era leggiero con speranza al fin di riposare, quanto or mi è grave pensando esser al fin pervenuti e siamo nel cominciare!

Davvero! esclamò battendo le mani; andremo dunque ancora in campagna, e saremo soli, e correremo nei prati!... che piacere! La interruppi e le ripetei che Eugenio aspettava per salutarla. Ben volentieri, disse con malizia; gli sono riconoscente a quel povero signor Eugenio. Nell'uscire salutò cortese più del solito il mio amico; e ci avviammo per la campagna.

CRICCA. ... che veniate con Eugenio vostro figliuolo.... PANDOLFO. E poi? CRICCA. ... accioché egli consenta al vostro matrimonio. PANDOLFO. Ben bene! me ne vo ora con Eugenio mio figliuolo. CRICCA. Padrone, voi non mostrate tanta allegrezza quanto io stimava. PANDOLFO. Se ben taccio con la bocca grido con il cuore: l'allegrezza mi ha talmente occupato i sentimenti che non so dove mi sia.