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Ma io, vedi, non son più padrone di me. Anche te hanno ammaliato le donne? Ah no; di' piuttosto che una di esse m'ha richiamato al mio debito di giustizia, una sola che adoro.... e adorando lei, non vengo meno alla mia divozione per te. Mia sorella! Lo sapevi? , e godevo dell'amor tuo; ma ora.... Ora? Non è più come allora. Dimmi su; parlerai contro la legge? Tu metti a prezzo....

Al divin Seggio intorno Girasi orror di tenebre profonde, E lume tal, ch'a gli occhi altrui fa scorno; Sua voluntate è mar, che non ha sponde; Però de' rai de l'umiltate adorno Con silenzio adorando ognun s'acqueti: cerchiam la cagion dei gran decreti.

Sconvolgo gli orti saggi e le insalate ben pettinate, ma giro intorno delicatamente alle foreste dai grossi tronchi temeraî i cui rami muscolosi hanno orrore della terra, e tendono pugni carbonizzati contro gli astri, passeri esili e pigolanti che vorrebbero posarvisi!... Guai a coloro che s'addormentano, adorando la traccia degli avi, sotto i calmi fogliami della Pace!

Tu sola sei possibile Per le menti severe, Che le catene abborrono Adorando il piacere! Tu, che ai ricchi ed ai poveri Mostri un egual sembiante E accogli in un istante Ogni filosofia! Tu, che non rechi i triboli D'un amore geloso; Che non ti atteggi a vittima D'un dolor fastidioso; Tu, che ti serbi vergine, Anche da lebbra infetta Che bocca maledetta T'infiltrò nelle carni!

Sorrisi della bizzaria del caso, e se mi fossi contentato di ammirarla da lontano come la prima, non ci sarebbe stato nulla di reprensibile... ma un pensiero infernale attraversò la mia mente, come una tentazione del diavolo!.. Se mi vendicassi?.. io pensai... ah! l'uomo che ha ricevuto le lezioni dell'amore impara a vivere, dissi fra me... e passati i vent'anni l'amor platonico non è più di stagione... Io non intendo, ripetevo a me stesso, io non intendo passare la vita adorando le donne a venti metri di distanza... perchè si burlino poi di me, e mi voltino le spalle... E meditando l'abbandono della contessa Savina... e pensando alla offesa ricevuta dal mugnaio... mi passò per la mente questa idea infernale: se mi vendicassi con una vendetta complessiva degli oltraggi dell'amore... e della farina?... della contessa... e del mugnaio?...

Beatrice, adorando, con voce alta così parlò: Poichè tu vieni a me con le braccia aperte, piacciati, Cristo Redentore, ricevermi col medesimo affetto col quale io vengo a te.

Anche quando la religione non ce lo avesse insegnato, la mente nostra lo terrebbe per la dimora di Dio. Oh! piacesse a lui chiamarmi presto alla sua pace!» «Nobile Yole, il Signore è sapiente in ogni opera sua; egli solo conosce il bene e il male; noi dobbiamo aspettare adorando i decreti della sua giustizia

Facendo cosí, la ciechitá di colui non lo' dará tenebre, adorando una cosa per un'altra: benché la colpa di peccato è solo del miserabile ministro, ma eglino pure ne l'acto farebbero quello che non si debba fare. O dolcissima figliuola, chi tiene la terra che non gl'inghioctisce? chi tiene la mia potenzia che non gli fa essere immobili e statue ferme innanzi a tucto el popolo per loro confusione?

Lassù don Apollinare avea in casa l'Alemanno e Bianca; i quali, tornando dalla loro passeggiata, solevano andarsi a posare da lui, quasi ogni giorno. E Bianca conversava con donna Placidia, alla quale pareva persona di poco cervello, tanto era sempre assorta e tarda alle risposte: lo sposo se ne stava in un altro lato del salotto con don Apollinare, ascoltando i racconti che questi gli faceva, sulla caduta dei feudatari di quelle parti. Accertava il prete, che gli uomini non erano vissuti mai tanto felici, quanto ai tempi di quei buoni signori; e affermava che delle anime ne andavano salve in una di quelle generazioni, più che in dieci dei tempi di poi. Intanto per rallegrare l'ospite, gli narrava dell'ultimo signorotto di certo castello, che si vedeva diroccato su di un poggio poco discosto. Diceva raccontando che colui aveva saputo essere uomo pio e insieme buontempone; e che era arrivato cogli anni vicino agli ottanta, senza un dolor di capo. Ma, quasi agli ultimi mesi di sua vita, gli si era innestato il capriccio di non volere certe grinze in sulla faccia, che sapeva lui di che danno gli fossero, e quanto avrebbe dato per potersele levare. E si lagnava di questo guaio in guisa così noiosa; che alfine un suo servitore si mise in capo di uccellarlo e beccarsi i quattrini. Un giorno, mentre che il messere era nel buono del lamentarsi, gli disse in gran segreto, che egli sapeva d'un certo unto, che gli poteva rifare le guance fresche come a vent'anni; ma che per averlo occorreva sciogliere i legacci alla borsa. Pigliati la borsa intera! rispose il messere, fuori di dalla gioia; e dato al servitore quello che gli parve, n'ebbe l'unto. La sera del sabbato se ne fece spalmare la faccia per bene, proprio da lui, prima di coricarsi. Il ribaldo lo lasciò colla buona notte, e col divieto di specchiarsi per quattro giorni, pena di perdere il frutto del filtro: e il messere dormì sognando il bel viso che avrebbe avuto l'indomani, giorno appunto di festa. Uscito di buon mattino, fu grato in cuor suo al servitore, che aveva preso cura di portar via gli specchi; e subito andò in chiesa, a farsi ammirare dal contadiname raccolto alla messa. Gongolava vedendosi guardato con meraviglia, e pensava che quasi non lo ravvisassero dal tanto che era mutato: ma il cappellano quando si volse la prima volta a dire il dominus vobiscum, e vide il feudatario nero in faccia come la pece; diede in una risata così pronta e sonora, che uomini e donne stati fino a quel punto colle labbra tra denti, dalla tema di ridere e buscarsi dal padrone chi sa che pena, fecero coro al sacerdote; e, salvo il rispetto dovuto al luogo, fu una vera scenata. Il feudatario strabiliò, imbestialì, seppe com'era concio; e quando intese che il servitore se n'era fuggito sin dalla notte alle proprie montagne, dove egli non avrebbe potuto nulla contro di lui, per poco non iscoppiò dalla rabbia. Ma quasi più del mal gioco, gli spiacquero le risa del cappellano; e passata la collera, studiò giorno e notte per trovar modo di ricattarsene con usura. Non venendone a capo, pensò nulla essere meglio del promettere e giurare perdono al servo gabbatore; patteggiando per via di messi che l'avrebbe ripigliato in castello, se egli riuscisse ad uccellare il cappellano, ma in guisa da ridere un anno. Il servitore, avuto il giuramento, rivenne; e stette poco a macchinare una ribalderia peggiore della prima. Abitava il cappellano in una casetta, accanto alla chiesa a pie' del palazzo; e soleva andare a veglia dal signorotto, donde usciva ad ora tarda, dopo aver giocato e bevuto molto. Però prima di ritirarsi, non mancava mai di passare in chiesa a dire l'orazione, e ad aggiungere olio nella lampada se bisognava. La sera fissata tra il servitore e il feudatario ai danni del cappellano; fu fatto alzare il gomito al poveretto, il quale uscito da veglia vicino alla mezzanotte, volle tuttavia andare in chiesa; dove, fosse o paresse, vedeva pei finestrelli i ceri tutti accesi. Appena ebbe aperto, e messo il piede sulla soglia, fu colto da un religioso terrore, e corso a pie' dell'altare, cadde ginocchioni adorando. I ceri erano proprio tutti accesi; e sopra il tabernacolo, vestito di bianco, stava coll'ali aperte un angelo, che al cappellano parve disceso dal paradiso. «O Santo uomo disse colui dopo essere stato un tantino a vedere: tu hai abbastanza pregato, ed in premio hai da venire con me» «Sia fatto il vostro volererispose il prete, con un filo di voce, sebbene pensasse d'andarsene in paradiso. «Ma prima, tu lo sai, bisogna morire; soggiunse l'altro dall'altare però non temere di nulla, che vedrai come la morte sia dolceIl prete s'inchinò; un'ondata di sudore gli colò dal dorso in sulle reni; diede una capata sui gradini dell'altare e svenne. Allora il servitore del signorotto, buttò via le ali e i panni bianchi; e fattosi adosso al cappellano, lo ficcò in un sacco, ve lo legò dentro per bene, e se lo recò sulle spalle; poi lesto lesto lo portò nel pollaio. Entrato l

Quel diplomatico d'avventura giungeva a Parigi ingenuo; con delle idee ingenue; disarmato; al disotto del suo ufficio; il capo zeppo di illusioni. Delle donne spossate si erano servite di lui per attingerne una trasfusione di sangue giovane ed ossigenato, e lo avevano svaligiato dei suoi sensi. Dopo questa prova, e' si trovava: il corpo assopito, l'anima esaltata, la devastazione nello spirito, il vuoto nel cuore, adorando sua moglie come una madonna, a ginocchio innanzi ad una cortigiana che lo acciuffava della mano glaciale della fatalit