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Eran vissuti insieme fino della più tenera infanzia qual meraviglia che all'et

Fu allora che rivide quell'amico di cui l'incontro è stato raccontato da Emilia nella sua lettera alla contessa. Si erano lasciati giovanissimi ed ora si trovarono con quella gioia che si ha di rivedere qualcuno con cui si sono vissuti i primi anni pieni di sole, e di potersi raccontare a vicenda i fiori e gli sterpi della via percorsa. E, cosa strana, quando poterono capire quali erano state dal tempo della loro separazione le loro vite reciproche, ciascuno invidiò l'altro. L'amico dei primi anni d'Alberto era stato più fortunato di lui, poichè, malgrado fosse circondato da maggiori difficolt

E però ho ricevuto lume nella grandezza e caritá tua per l'amore, che hai manifestato che tu hai a tucta l'umana generazione, e singularmente agli unti tuoi, e' quali debbono essere angeli terrestri in questa vita. Mostrato hai la virtú e beatitudine di questi tuoi unti, e' quali sonno vissuti come lucerne ardenti con la margarita della giustizia nella sancta Chiesa.

Gloria inaudita a' battezzati fulse, E perocchè d'Iddio quest'era l'opra, Se fidi al suo Vangelo Fosser vissuti i popoli redenti, State sarian tutte ingiustizie espulse. S

Te, poeta dei miseri, vissuti Oscuramente col destino in guerra, Dei martiri, dei prodi e dei caduti Saluter

Strano convoglio davvero, per una contessa ed un visconte, nati entrambi e vissuti nell'ambiente più aristocratico della più aristocratica provincia d'Europa! Era uno di quei grandi baracconi mobili, quali ne vediamo sulle piazze ai tempi di fiera, che servono ai cerretani da veicolo, da casa di abitazione e da teatro. Era diviso in tre compartimenti, dei quali il più spazioso, quello del centro, veniva ad essere esclusivamente occupato dal fenomenale Boom-bom-bom, altrimenti denominato: l'uomo più grasso del mondo. L'altro compartimento era formato dalla serpa, larga, comoda, ombreggiata da una gigantesca calotta e adorna di emblemi zingareschi. Su questa era gi

E pensai ai lunghi anni vissuti, senza gioja e senza carezza, nella solitudine d'una idea, agli amici morti per la terra o morti per me, alle illusioni sparite per sempre, all'ingratitudine degli uomini, alla tomba di mia madre, alla quale io non avevo potuto accostarmi se non celatamente, la notte, come uomo che tenti delitto; finch'io sentii un bisogno di piangere, piangere, piangere, ma non poteva.

Messer Lapo si morse le labbra. Il colpo gli era andato fallito. Ma egli promise a stesso che quella donna non si sarebbe più oltre beffata di lui. Due mesi passarono, tristi coma gli altri che la povera donna aveva vissuti nella sua solitudine di Colle Gigliato. Ahi, non era una solitudine, quella, se ogni giorno ella doveva vedersi davanti agli occhi messer Lapo Buontalenti.

DON IGNAZIO. D'ingannatore e di traditore! DON FLAMINIO. Don Ignazio, se, mentre siamo vissuti insieme, t'ho fatto altro inganno e tradimento fuor di questo, veramente son un ingannatore e traditore; se questo, che ho fatto per amore, si ha da chiamar «tradimento», diffiniamolo con l'armi. DON RODORICO. Don Flaminio, tu parli troppo liberamente e fuor de' termini.

Ricordo una preghiera d'un poeta slavo-polacco che ama la patria come pochi l'amano: «Noi non vi chiediamo, o Dio, la speranza; essa scende, come pioggia di fiori, sulle nostre teste non la morte dei nostri oppressori: la loro fine è scritta sulla nuvola di domani: non di varcare la soglia della morte: è varcata, o Signore: non corredo d'armi potenti: le avremo dalla tempesta: ajuti: il campo dell'azione è aperto oggi davanti a noi. Ma oggi, mentre è cominciato il vostro giudizio nei cieli sui duemila anni vissuti dal Cristianesimo, concedeteci, o Signore, una volont