Vietnam or Thailand ? Vote for the TOP Country of the Week !
Aggiornato: 21 giugno 2025
Al teatro... rispose egli, preso da una nuova esitanza. Al teatro? riprese Sofia. Noi vi andiamo molto di rado. Nell'aprile, al San Carlino rispose egli senza aggiungere altro, Ora ricordo; quando Maria Desanctis ci mandò quel palco, mamma. Una cattiva serata quella.... Perchè? domandò Gaetano, senza osare di chiedere altro. Non amo quel teatro; vi si ride troppo e non vi s'impara nulla.
Questo è il trionfo di Lulù! Si fermò davanti alla porta della sorella ed origliò. Si udiva ogni tanto un sospiro represso: la povera Sofia aveva perduta la quiete. Dormi, Sofia, dormi mormorò a bassa voce Lulù baciando la serratura, quasi volesse baciare la fronte della sorella quietati e riposa. Ho lavorato per te questa sera.
Tal suonava il responso. Impallidîro Donne e poeti, e si guardar negli occhi Irrequieti, silenti. Arse di sdegno L'altera alma d'Egeria; arse pur ella La florivola Bice, a cui la punta De la mal tollerata ira risveglia Le isteriche trambasce e invola i sensi; Arser su tutte inviperite e fiere Antigone e Sofia, coppia gemella D'emancipate amazzoni. Ribolle Ne le lor vene il maschio sangue; in fronte De l'audace Stranier figgon gli sguardi Sinistramente; e certo avrían quel giorno D'un gran fatto illustrato il nome oscuro, Ove Olimpio non era: ei le contenne Subitamente, e con gentile e ardito Piglio di paladino: A me si addice La vendetta, esclamò. Volse lo sguardo, Così dicendo al Pellegrin, che muto Fra cotanto armeggiar d'ire e di accenti Del suo fiero sermon godeasi il frutto. Poi replicò: Lo spirto e la parola De l'Alighier qui non si udì: mentite Voci dal labbro di costui dettava La rea calunnia ed il livor codardo! Balzò a quel dir l'Eroe. Pari a ringhioso Stuol di mastini, che, a un rumor lontano Desti tutti in un punto a la tard'ora, Uggiolando prorompono a la siepe Del custodito pecoril: l'un l'altro S'aízzano co'l grido, e, a lo sbarrato Limitare avventandosi co' morsi, Raspano il suol rabbiosamente; allora Ch'odono del pastor la voce e il passo Si ramansano a un tratto; penzoloni Gittan la coda, spianano le orecchie, E muti, muti acquattansi; in tal guisa Al sorger de l'Eroe tacque l'impronto Bisbigliar degli astanti; e con furtivo Pavido sguardo e con moto conforme I suoi sguardi, i suoi moti ognun seguía. Ei favellò: Qual che tu sii, nè al certo D'infamia o loda il nome tuo fia degno, Stolte parole or proferisti. Hai vôta Alma e cervel gonfio di fiabe, ed altro Che inutil fiato il labbro tuo non mette. Di mutue lodi, e di vulgari incensi Pago tu vivi, e teco il gregge: ingrato Però il vero a te suona, a te che l'arte E la natura e te stesso mentisci! Non si contenne a tal parlar superbo L'offesa alma d'Olimpio, e: Il nome mio, Gridò, il saprai, ma con la spada in pugno, S'hai fermo il core, e cavalier tu sei! Disse, e come a la cheta ora del vespro, Se a' bruni aranci del giardin, da cui Pendon purpurei ed odorati i pomi, Cantarellando una canzon t'appressi, Odi tosto un frusciar d'ali e un pispiglio Di furbi passerelli a fuggir lesti; Così d'Olimpio al favellar si sveglia Sordo intorno un susurro: e chi gli audaci Sensi condanna; chi l'ardir ne loda; Chi la gagliarda valentía n'esalta; E ognun gode in cor suo, che il novo evento Nova materia a favellar gli appresti. Tu sola dal profondo animo gemi, O dïafana Bice, e a lui d'intorno Trepidante ti serri, e invan ti adopri Dal destinato petto a svolger l'ira. In sua tranquilla maest
Fugaci rossori le passavano sul viso, rossori di febbre; negli occhi le si accendeva una fiamma; la voce ora profonda e commossa, ora stridula e secca: le labbra spesso tremanti; le mani agitate da un continuo brivido. La notte non dormiva: Lulù si alzava a piedi nudi, andava ad origliare presso la porta, e sentiva che Sofia si agitava e piangeva.
Non era la prima volta che l'ingegnere e il sor Mauro si trovavano sul campo degli interessi comuni, che non eran sempre quelli dell'Opera pia. I maligni volevano sostenere che il sor ingegnere facesse un dito di corte alla sora Sofia, la moglie di Mauro, la quale e il quale lasciavano fare, sempre nell'interesse comune. A san Martino scadeva il novennio d'affitto e bisognava rinnovare.
Ora tutti complimentavano la signorina Sofia che aveva cantato così bene les adieux de l'hôtesse arabe: e la gracile fanciulla, tutta malinconia, sorrideva modestamente. Vi piace Bizet? chiese Sofia a Fulvio, che si era accostato al resto della brigata. Bizet? fece lui come trasognato. Sì: vi domandavo se vi piace. Assai mormorò lui, distratto.
Abitudine di dissimulare non ne aveva mai avuta e ci riusciva male: la passione, l'interno cruccio gli si rivelavano dagli occhi. Era venuta fuori un'altra Sofia: cioè una Sofia inquieta e nervosa, che a volte abbracciava con effusione la sorella, a volte rimaneva ore senza vederla, anzi fuggendola.
Fecero attaccare o vi andarono insieme in una bella carrozza a tiro di due, Mauro a cassetta, l'ingegnere e la sora Sofia di dentro.
Non era trascorso un minuto che Lulù giunse come un turbine, sbattendo porte, scostando sedie per correre meglio: Che fai qui, donna Sofia Santangelo? Leggevi? Sì..... leggevo. Non hai avuto lo spirito di stare al balcone? E se lo avessi avuto?
Dimmi un po', Sofia. Le calze devono esser fermate sopra o sotto il ginocchio? Sopra, sopra. È una sciatteria il far diversamente. Ora bisogner
Parola Del Giorno
Altri Alla Ricerca