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Ella così cantò. Sul limitare Appresentossi un pellegrin. Dai muti Sottoposti sentieri, a stilla a stilla Bevuta avea la volutt

Tal parla, e in verginale atto la faccia Volge, e il respinge, e move gli occhi in giro, E minacciar vorría, ma la minaccia Le muore su le labbra in un sospiro. Ebbro, anelante, con aperte braccia, Ah! no, risponde il Pellegrin delíro, Tu, che bella e pietosa sei, Senza luce d'amor viver non dèi.

Questo udía pe'l giardin la vereconda Ebe, e un mar l'avvolgea d'ombre e di larve, Quando un fruscío sentì tra fronda e fronda, E un'Ombra vide, o di veder le parve; Stette, il respir contenne, e a la gioconda Luce de l'alba il Pellegrin le apparve; Mise ella un grido, e pallida divenne; Se non fuggì, fu Amor che la rattenne.

Così dicendo il Pellegrin, la terra Bellicosa lasciava; e, la commossa Alma schiudendo a la serena luce, Che da l'italo ciel l'Arte diffonde, S'avvïava col

scende la via, sorreggi il piede e il fianco alla languida vita; e sull'eterna scala ove trema il pellegrin più stanco innalzi una lucerna. Sovra la rupe aerea, Dove non giunge mai Foglio di stampa od orma d'esattore, Soli tra spini e cardi Tra le nebbie emergenti e i scialbi sassi Siamo una capra ed io.

Qui apparve abate, uffizial da guerra, qua inviato secreto con arcani, pellegrin che per gravi colpe erra, e tenta d'elemosine i piovani; in qualche castelletto, in qualche terra, fu giuocator col diavol nelle mani, perocché certo e' le sapeva tutte e aggiunge alle dottrine di Margutte.

A la fanciulla Su le stanche pupille il sonno scese, E sovr'esso a la terra arida e brulla Le strenue membra il Pellegrin distese. Gli aleggiò intorno un sopor dolce, e nulla Per lo pian solitario o vide o intese; Ma al dileguar de le notturne larve Novo prodigio in su 'l mattin gli apparve.

Ell'e` d'i suoi belli occhi veder vaga com'io de l'addornarmi con le mani; lei lo vedere, e me l'ovrare appaga>>. E gia` per li splendori antelucani, che tanto a' pellegrin surgon piu` grati, quanto, tornando, albergan men lontani, le tenebre fuggian da tutti lati, e 'l sonno mio con esse; ond'io leva'mi, veggendo i gran maestri gia` levati.

Dove sono, o fratelli, le campane che suonavano un l’Ave Maria, accompagnando il pellegrin per via, dolci di tutte le dolcezze umane?... Dove le umìli tremule fiammelle dei lari, guida al vagabondo e scorta?... O memoria, tu dunque non sei morta!... uomo, ugual tu sei sotto le stelle!... Chi piange?... Il cuor s’accosti all’altro cuore, se ha freddo. E dentro soffochi il singulto.

Ell'e` d'i suoi belli occhi veder vaga com'io de l'addornarmi con le mani; lei lo vedere, e me l'ovrare appaga>>. E gia` per li splendori antelucani, che tanto a' pellegrin surgon piu` grati, quanto, tornando, albergan men lontani, le tenebre fuggian da tutti lati, e 'l sonno mio con esse; ond'io leva'mi, veggendo i gran maestri gia` levati.