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Dove sono, o fratelli, le campane che suonavano un l’Ave Maria, accompagnando il pellegrin per via, dolci di tutte le dolcezze umane?... Dove le umìli tremule fiammelle dei lari, guida al vagabondo e scorta?... O memoria, tu dunque non sei morta!... uomo, ugual tu sei sotto le stelle!... Chi piange?... Il cuor s’accosti all’altro cuore, se ha freddo. E dentro soffochi il singulto.

Si frantumò il vetro, si lacerò la carta, e il vecchio in una furia di distruzione con le tremule mani ancora assalì l'opera del figlio, il ritratto della morta, calpestandolo, con basse violente parole vilipendendolo

E di pallore Tinte avea le belle gote: Le man tremule sul core. Le pupille al cielo immote. Stanca alfin, siccome fiore, Il bel capo rechinò, E del suo crudele amore Il dolor la consumò! La mesta canzone riempi di tristezza e di compassione il cuore di quelle donne. La buona Maria volle guidare il Romeo al castello, sicura che la sua signora l’avrebbe molto gradito.

Il mare canta, il fremito dell'onde Son note, son cadenze, son canzoni; E i raggi che la luna in ciel diffonde Son tremule visioni. I pescatori nelle glauche notti Del Gran Cantore ascoltano i concenti E alla spiaggia li recano, tradotti In melodici accenti.

Levasi da 'l gran letto in su l'aurora la mia donna; e la sua forma ninfale tra le diffuse chiome a l'aria odora e a 'l sol risplende più bianca del sale. Tutta di gocce tremule s'irrora ne 'l lavacro di marmo orientale. Miran le statue a torno quella pura forma e tessuta ad arte in su le mura ride la greca favola d'Onfale.

Si tendono le chiome argute al piede facendo strano a' due pollici incarco; e su tal corda l'anima sospira. Or tremule, su i mari e su le arene, crescon ne la lunare alba le imagi: materïati d'oro alti palagi e torri ingenti assai più che Pirene. Salgono scale in luminose ambagi con inteste di fior lunghe catene. Come navi in balía de le sirene, ondeggiano le pendule compagi;

Il conte che aveva chinato il capo, lo rialzò. È una menzogna: io nulla sapevo. Non negate... Diego stesso confessò il mercato infame concluso con voi, il cui prezzo, dovevano essere... le vostre stesse... creature... Ignoravo la vostra storia, balbettò il conte colle labbra tremule, convulse.

Scendeva il bell'astro, lento e glorioso, mandando un raggio obliquo sulla marina, la cui superficie, tinta d'azzurro carico, luccicava interrottamente per lunghe e tremule chiazze di rosso cremisi, balenando, fremendo, rabbrividendo, sotto la luminosa carezza del suo vincitore.

Che delizia! Qui si respira meglio disse Diana sedendo a prora. Appoggiò il gomito alla sponda del bastimento e d'una mano si fece puntello al capo mentre l'altra cercava, con un rinnovato bisogno di carezze, la mano di Alberto. Il chiarore latteo del cielo, lo scintillìo argenteo dell'acqua su cui batteva la luna, i bruni contorni dell'isolette lontane, e i campanili e le cupole e le piccole, tremule luci della citt

Sono le spume morbide e fioccose che pare si debbano dileguare ad un soffio, le creme tremule, candide, giallette, i frutti gelati coperti di una trasparente pellicola argentina; le lucide cascate dei canditi, le gravi pesantezze dei mandorlati, il bruno cioccolatte sotto tutte le forme e tutti gli aspetti, le paste leggere, sgranate, che si liquefanno sotto il dente; i datteri imbottiti di pistacchio, unione nobilissima come quella del latte col miele: insomma la riunione di quanto vi è di più gentile, di più fine, di più elegante; le carezze della vista, del gusto e dell'odorato; il raffinato e lo squisito nella più completa loro manifestazione, il punto culminante di ogni più strano desiderio e la poesia più alta e più pura delle sensazioni, la fantasia diventata vita, l'ideale artistico realizzato, anzi il summum dell'arte.