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scende la via, sorreggi il piede e il fianco alla languida vita; e sull'eterna scala ove trema il pellegrin più stanco innalzi una lucerna. Sovra la rupe aerea, Dove non giunge mai Foglio di stampa od orma d'esattore, Soli tra spini e cardi Tra le nebbie emergenti e i scialbi sassi Siamo una capra ed io.

Ella pensò che si disputassero qualche cosa, ma non vide nulla. La gallinella tentava di fuggire col becco aperto, strascinandosi dietro l'ala e la zampa rotta per riparare dentro gli spini della siepe, che circondava il campo sulla strada; però doveva attraversare una larga terra piantata di formentone e di fagiuoli.

E tutti volevano che Bernadette ancora tornasse alla rupe di Massabielle, davanti la caverna degli spini, poichè, se apparsa era una volta, certo poteva la Vergine riapparire. E tutti al mugnaio dicevano che non bestemmiasse quelle sante cose, poichè, se la figlia del suo sangue poteva essere il tramite fra loro e Dio, questo era il miracolo più grande nella terra dei cristiani, e gi

Ora il caprifoglio selvatico e gli spini della caverna di Massabielle, pur sotto l’ombra della rupe sentivano il nascere delle foglie; incendiato nell’alta lontananza, puro come l’eterna aridit

Insieme, andarono lontani, nella campagna, e ella non temette di guastare le sue deliziose scarpette dalle fibbie antiche, di impolverare le sue fini calze di seta donde traspariva il roseo del piede: madame la marquise rideva degli spini, della polvere, delle pietre, mentre il suo amante fremeva di gioia a quel riso e baciava la cara piccola donna sotto gli alberi frementi al ponente che veniva dal mare.

Entrò nella grotta, senza ferirsi traverso gli spini. E i più vicini videro la sua mano bianca toccare la rupe arida, ov’era una fontana suggellata. D’improvviso un rivolo brillò. Dagli interstizi della roccia si vide scaturire il filo argenteo, la polla gorgogliante, il nastro tortuoso, che scivolò per il pendio della caverna e si mise a gemere sotto il cespuglio de’ caprifogli e degli spini.

E Bernadette guardava la rupe di Massabielle. Rossastra, tutta macigno e ruggine, con ciuffi di rovi, essa entrava nel cuore della vallata, costringendo le Gave de Pau a formare un gomito. A piè della rupe, tra le sue forre, quasi dirimpetto al guado, era una vecchia spelonca, una semplice fenditura nel macigno, non profonda, ma obliqua e buia. I caprifogli selvatici l’ostruivano, e gli spini.

Sotto i portici bui, ne’ casolari dispersi, ognuno parlava della Vergine di Massabielle, comparsa davanti la caverna degli spini alla segnata nel divino amore, che fu pascolatrice di agnelli nelle praterie di Bartrès, alla pallida figlia del mugnaio Soubirous, a quella che sui duri ciottoli della contrada camminava con un passo di gatta, lungo il muro, trasognata, senza guardare alcuno.

V’entravan d’inverno le bestie selvatiche; d’estate, qualche volta, i pastori. E Bernadette guardava i nudi spini, fioriti per il gelo dell’inverno, simili ad un cespuglio di trina.

Ed ora giunsi vicino alla rupe di Massabielle, dov’era, nei giorni di Bernadette, la caverna de’ caprifogli e degli spini. Lentamente si avvicinava il principio della sera; una fluente musica d’acqua rupestre cadeva dai monti lontani. I bianchi monasteri, alti nella vallata, parevano confondersi tra il color del cielo.