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Fosse roba d’inverno, si troverebbe a vendere facilmente. Ma è robetta di mezza stagione, e siamo in novembre.... Mario Dirò io tutto ciò alla signora. Lasciate la veste e non vi date pena. Non è necessario vendere questi stracci.... Grazie tante, e addio. Angiolina Ma io non ho fretta. Posso aspettare. Mario Addio! Addio! Volete farmi il piacere d’andarvene? Angiolina

D’inverno le vie eran piene di mota; d’estate, di polvere. In una solenne adunanza dell’Accademia del Buongusto nel Palazzo del Principe di S. Flavia, in onore del Marchese di Regalmici, Onofrio Jerico conchiudeva con questa spiritosa sestina una sua laude al riformatore energico della citt

⁶³ Idem, I, 80, 6 sg. ⁶⁴ Idem, I, 100, 25 sg. Giuliano va a prendere i quartieri d’inverno a Sens, dove, come dice Ammiano, portando sulle sue spalle la mole delle guerre che d’ogni parte dilagavano, si divide in molteplici cure per fronteggiare l’offesa, e per assicurare il vitto ai suoi soldati. Qui egli corre un ben grave pericolo, perchè i barbari, conoscendo la scarsit

Potremmo anche ridere alla vecchia giamberga attaccata ai rastrelli della nuova pescheria da un cenciaiuolo, unico, solitario compagno di un portatore di roba di Faenza nella piazza Marina, quando nel Vicerè Caracciolo sorse la infelice idea di un pubblico mercato in quel luogo, triste pei ricordi del S. Uffizio, disagevole per il sole di estate e le piogge d’inverno, e quindi rimasto deserto¹⁷⁶.

E d’inverno, appunto, col piano della pavimentazione delle vie, le piogge correvan giù impetuose al mare, e le Quattro Cantoniere diventavano un lago, a traversare il quale, non bastando i passaggi tenuti dal Senato⁴³, chi non era un disgraziato, si lasciava caricare a spalla da uno dei tanti marangoni che per un grano a persona facevan da S. Cristoforo. ⁴³ Villabianca, Diario, in Bibl., v.

E mi raccontava le traversate notturne, d’inverno, solo per le ghiacciaie mortali, carico come un mulo, le tormente che lo assalivano, lo flagellavano a sangue, e lo tenevano immobile, rannicchiato sotto un antro di rupe, pauroso di soccombere al sonno traditore della montagna, il sonno gelido, invincibile avanguardia della morte.

E non pensate voi alla vostra vita, se foste nata una povera donna, Madlen? una di quelle che traversano i ponti di White Chapel, fra il nebbione di Londra, nelle sere d’inverno?... , avete ragione: perchè mai si deve perdere il tempo nell’immaginare quello che non è?

Siamo alla sera del 31 ottobre 1798, e deve andare in iscena la nuova opera buffa: Il Cartesiano fanatico del Tritto con la Nicodemi, prima donna. Il cartello della Piazza Vigliena annunzia il cominciamento ad un’ora di notte, consueta dell’opera. A quell’ora appunto il teatro ha principio. Il colto pubblico di dame e cavalieri manifesta il suo mal’animo verso la Nicodemi, e protesta che non vuol saperne, altro che per udire o riudire la Semiramide⁷⁵. Al Capitan Giustiziere, Principe Carlo Gir. Castello, non par vero di cogliere la palla al balzo: e manda in carcere il messo ed il palchettiere. Ma come c’entrano questi disgraziati? chiede la Marchesa di S.a Lucia al Vicerè; ed il Capitan Giustiziere, che ha commesso un vero abuso di potere, posto tra l’uscio ed il muro, mendica per giustificarsi i più futili argomenti, e nasconde l’avversione al teatro di piazza S.a Caterina con questa magrissima scusa: A rispetto del digiuno, nelle vigilie, di estate si suole aprire il teatro a un’ora di notte; ma d’inverno non è così: le sere, le notti son lunghe, ed il pubblico non vuol esser congedato dal teatro presto. «Il moto che nelle vie cagiona il ritorno della gente dal teatro, tien desti i cittadini e rompe molti disegni nella citt

De Saint-Non osservava che nella estate nessun palermitano avrebbe saputo andare a letto senza aver prima fatto un giro in questo sito⁵⁰⁰. Ma anche d’inverno e col freddo di tramontana Bartels vide signore, nobili e borghesi, delicatissime di complessione affrontarvi una tempesta che in continente avrebbe fatto paura⁵⁰¹. Il recente prolungamento esercitava un fascino su tutti.

Capitolo XXII. Tale essendo il lusso del vestire e dell’acconciarsi, facile cosa è lo immaginare la vita alla quale esso dovesse corrispondere. Conversazioni, feste da ballo, teatri, villeggiature si alternavano con feste e spettacoli sacri e passatempi religiosi. D’estate o d’inverno, la giornata era sempre breve, insufficiente alle occupazioni del corpo e dello spirito.