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Quivi si veggion de le genti tue Antigone, Deifile e Argia, e Ismene si` trista come fue. Vedeisi quella che mostro` Langia; evvi la figlia di Tiresia, e Teti e con le suore sue Deidamia>>. Tacevansi ambedue gia` li poeti, di novo attenti a riguardar dintorno, liberi da saliri e da pareti;

Quivi si veggion de le genti tue Antigone, Deïfile e Argia, e Ismene trista come fue. Védeisi quella che mostrò Langia; èvvi la figlia di Tiresia, e Teti, e con le suore sue Deïdamia». Tacevansi ambedue gi

Quivi si veggion de le genti tue Antigone, Deïfile e Argia, e Ismene trista come fue. Védeisi quella che mostrò Langia; èvvi la figlia di Tiresia, e Teti, e con le suore sue Deïdamia». Tacevansi ambedue gi

Dopo il Parini, il giovine Poeta rende uno splendido omaggio all'Alfieri morto Fanno innanzi, per condannare con esso i poeti Metastasiani; quindi, come pensa Paolo Ferrari, il poeta viene pure a condannare il melodramma grottesco con le maschere, la tragi-commedia, il dramma semi-serio che ottenne favore sulle scene italiane e francesi nel principio di questo secolo: Mentre Emon si spolmona e il crudo padre Alto minaccia, e la viril sua fiamma Ad Antigone svela, o con l'armata Destra l'infame reggia e il cielo accenna, Odi sclamar dai palchi: "Oh duri versi!

Quivi si veggion de le genti tue Antigone, Deifile e Argia, e Ismene si` trista come fue. Vedeisi quella che mostro` Langia; evvi la figlia di Tiresia, e Teti e con le suore sue Deidamia>>. Tacevansi ambedue gia` li poeti, di novo attenti a riguardar dintorno, liberi da saliri e da pareti;