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Aggiornato: 24 giugno 2025
La contessa tacque subito. Si alzò, andò alla finestra, scostò macchinalmente le cortine e guardò la folla nera nella strada. Ariberto mi ha rammentato che sono a Parigi per lavorare, seguitò Folco con voce più calma. Ho fatto male a non dirtelo; ne convengo; e te ne chiedo scusa. Credevo che pel mio lavoro tu non avessi più simpatia, e mi ripromettevo di lavorare solo. Ecco tutto.
Le dico che non so nulla! ripetè Nicla in tono reciso. Ma l'uomo fece più dura la voce, e seguitò: La prego d'osservare che si tratta di cosa importante, gravissima, l'onore d'una firma. È possibile che lei non sappia dov'è il suo padrone? Nicla si scostò con un tal balzo, che per poco Bruno non ne fu rovesciato. Il mio padrone? esclamò, volgendosi e piantandosi innanzi all'uomo dal pelo rosso.
Il Galli si scostò rabbrividendo; egli pure in quell'attimo aveva intravveduto il Kloss, gli occhi del Kloss, il ghigno del Kloss. E siccome Nora lo interrogava colle pupille ansiose, egli balbettò: A servir le canaglie.... le canaglie.... si può prestar la mano alle più turpi canagliate.... alle più turpi canagliate.... Signora!... Signora!... quanto mi sento colpevole verso di lei! Colpevole!...
Allora si vide una scena straziante; dovettero separare i due giovani a forza, e portar la donna quasi svenuta nella barca, che si scostò un poco e rimase immobile. Il bastimento partì. Allora il giovane si slanciò coll'impeto d'un disperato al parapetto, e gridò singhiozzando con una voce che passava l'anima: "Addio, cara! Addio! Addio!"
I tuoi baci!... Ancora i tuoi baci!... Tutti i tuoi baci!... Fammi rivivere! Rivivere!... Rivivere! Pietro Laner era rimasto spaventato. Invece di rispondere a quei baci cercava di calmarla, di quietarla. Signora duchessa! Ma.... non si faccia sentire!... Non parli così forte, per amor del cielo! Essa si scostò di colpo, lo guardò seria, accigliata: Giurami che non partirai! Ma....
Il principe di Lavandall scostò Vitaliana, rinculando verso la porta del gabinetto. Lo aprì, uscì, lo chiuse a chiave dietro a lui, e trascinò Vitaliana in una stanza appartata. Voi avete dimandato, duchessa mormorò il principe a voce bassa: che fa egli dunque? Sì rispose Vitaliana, commossa dell'aria che prendeva il diplomatico russo. Ebbene, duchessa, vostro marito ruba.
Le cercò avidamente la bocca, e la risposta migrò da labbra a labbra, non udita nemmeno dalle pallide foglie immote. Ma poichè Emilia sentiva la stretta divenire ardente, e il suo cuore e il cuore dell'uomo precipitare i battiti come nell'ora delle supreme follie, ella aggiunse: Lasciami!... Lasciami!... Lasciami!... E si scostò con un balzo.
Dopo un tale esame, l'oste scostò una sedia dalla tavola, e collocandola a qualche passo dietro il conte l'additò al suo parente, dicendogli: Sedete e parlate. Sapete quanto ci interessiamo a voi e a vostro figlio. Il cavaliere volse il capo a quelle parole. Tutti gli sguardi si fissarono sopra di lui; ma egli aveva gi
Entrò nella sua camera; si diresse verso il mobile ove erano le carte; l'aprì; scostò la tavoletta; fece scattare le molle della toppa secreta; cercò il taccuino violetto; rimestò... ancora; si fregò gli occhi; rimosse tutti gli oggetti; visitò tutti gli spigoli; portò le mani alla sua testa; vacillò... e cadde sopra una sedia.
Quante fossero le parole dette dalla Verdiana, e come pungessero acerbamente il Curato io tralascio; basti sapere, che il Curato piegò il capo e pregò mentalmente che se poteva farsi quel calice amaro, cioè Verdiana, fosse rimosso da lui; sospirò; si pentì ripetendo dieci volte l'atto di contrizione; deliberò rendere i ducati. Allo improvviso fissandoli, gli parvero i trenta danari di Giuda; e, spaventato dal fine di cotesto traditore, guardò tutto rabbrividito il fico dell'orto della canonica, e si scostò dalla finestra; ma nel punto in cui stava per darsi in balìa della disperazione, ecco balenargli un pensiero nella mente: esultò come Archimede, quando ebbe trovato il modo di conoscere se nella corona di oro avessero mescolato rame; si sarebbe per l'allegrezza dato un bacio, se con le labbra avesse potuto toccarsi le gote; e sollevando la testa umiliata, a mo' di cervo che ripresa lena continua la corsa, egli disse: Uditemi, Verdiana; voi avete parlato molto e male, Dio vi perdoni. E chi vi ha insegnato a pensare tanto tristamente del prossimo... di un curato... di me?... Parvi essere io stato, per tutto il tempo che vivete con me, cosiffatto uomo da meritarmi simili rabbuffi? E se nol fui, come da un punto all'altro di vino sarei diventato aceto? Uditemi. Dal campo ha da uscire la fossa. Io e Giannicchio scerremo gli embrici e i tegoli sani dal tetto della canonica, e gli adatteremo sul tetto della chiesa: alla canonica gli riporremo nuovi: potremo tagliare sei camicie alquanto lunghe, e quando ne occorrer
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