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Aggiornato: 28 maggio 2025
«Dalla villa staccasi una specie di molo naturale fatto di grossi massi anneriti dal tempo, sui quali vanno spesso i ragazzi dei pescatori a specchiarsi nell'acqua, quando la marea è più bassa, in cerca di conchiglie e di frutti di mare; e mentre scrivo vedo Ezio che va a raggiungere un sassolone sporgente a foggia di sedia curule, dove suol passare molte ore, solo, quasi prigioniero del mare, a capo nudo, sotto il raggio carezzevole del sole, colla faccia rivolta allo sconfinato specchio delle acque di cui sente i mobili bagliori balzellargli sul viso, esposto agli sbuffi delle brezze che gli portano ora gli acri odori del pesce, ora il profumo tiepido dei giardini, ora il fiato resinoso di un vicino cantiere di cui sentiamo i tonfi dei martelli sulle stive sonore misto al grido dei fanciulli che giocano sulla spiaggia.
Se alla sera fossi ancora alla spiaggia colla fanciulla nerissima, pregherei il mare che ci sguazzasse un po'. Che sbuffi da cratere! Che luna color di rame! Che bruciaticcio di fornace! Oh poveretto me! non ho abbozzato una macchia: il mare avvalla, la spiaggia si slontana.... Dove sono? A chi racconto la mia istoria platonica? A chi comando un altro bicchierino di rhum?
Quello era il ritratto di un grand'uomo: non ho più veduto fisonomia così nobile, romantica e grande. Il ritratto è a mezza figura colla faccia di tre quarti, un berretto rotondo gli copre il capo: ha il giustacuore a righe, le maniche e i calzoncini a piccoli sbuffi, ma si notano appena. Il suo viso affascina. Un pallore che forse il tempo ha dato al quadro gl'imbianca tutto il volto immobile in un pensiero che rende più grande l'abituale superbia dei lineamenti: la fronte s'aggronda sugli occhi ma liscia e impenetrabile quanto il marmo, il naso leggermente arcuato fa pensare a quello di Napoleone I, le labbra strette, più rosse, sembrerebbero una cicatrice: il mento è quadro. I suoi occhi grandi hanno l'immobilit
Certo non somigliava a «Quella delle Lettere». Dunque tornò da capo. Disfece tutto, e si pettinò alla «Pierrot»: un ciuffo in mezzo e due sbuffi ai lati; un'acconciatura che la rendeva graziosa, frivola ed equivoca.
parrucca biondo-dorata, a lunghi boccoli; abito anch'esso a guardinfante, tutto a sbuffi, a gale, a trine, aereo, vaporoso; scarpine di seta dello stesso colore, e calze rosee; guanti di seta bianchi, lunghi fino al gomito; ventaglio di merletto; astuccio con fialette di sali, d'argento; una sciarpa di finissimo velo rosa sulle spalle.
Il vento soffiava l'acqua a sbuffi verso la casa; la pioggia spruzzava in volto a la fanciulla, che non si muoveva, perduta in un obblio di pensieri.
Non posso saper io la cagion della tua rabbia? sbuffi, e mordi l'ugne: hai meco alcuna cosa? Se tu sapessi da quanta angoscia e tribulazione è afflitta l'anima mia, n'avessi compassione; però di giá vattene, ch'io me la torrei con le mosche. Ma ecco quel traditore! FORCA. Fermate, padrone: che volete fare? PIRINO. Romperti la testa.
Egli campava la vita sempre chiuso dentro a quelle sue maglie lacere che non lo difendevano nè dal caldo nè dal freddo, coi calzoncini corti a sbuffi verdi filettati di lustrini anneriti, colle scarpacce bianche, sformate, la coda e il cappello da Meneghino, e, da anni, viveva in quella buffonerìa della miseria, come se per lui fosse diventata la sua propria carne; come Marco viveva nel suo pelo lungo e inzaccherato.
Rimangono seri, ma ansiosissimi. Che cosa si aspetta? Sappiamo che dovremo passare il Piave alle Grave di Papadopoli. Perchè dunque rimanere vicino a Nervesa? La pioggia è cessata. Il vento il divino vento favorevole sale con sbuffi impetuosi impacchettando le nuvole e cacciandole alla rinfusa verso il mare. Vento benedetto che noi salutiamo con baci e deliziosi tremiti nella gola!
Nel cadente pomeriggio di autunno e nella sera, Paolo Herz portò nei sensi e nel cuore una ebbrezza di vita traboccante, come da tanto tempo non aveva mai provata. Una improvvisa primavera era rifiorita nella sua anima e gli parvero persino odorosi e voluttuosi i pallidi crisantemi, e ricche e appassionate perfino le povere rose thea, fiori di novembre, che egli mandò, da tre o quattro fiorai, in casa di Chérie. Tutto un novello calore gli inondava il sangue e gli saliva, a sbuffi, al cervello, come se, debole e convalescente, egli avesse bevuto un bicchiere di vino generoso. Egli andò per le vie a piedi, guardando la gente e sorridendo ad essa, come se la conoscesse: si fermò a una quantit
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