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Con la inconseguenza delle imagini che si svolgono nel sogno, si risollevarono nel mio spirito alcuni frammenti della vita passata: Giuliana avanti allo specchio, nel giorno di novembre; il mazzo dei crisantemi bianchi; la mia ansiet

La vidi, subitamente. Era seduta presso la sponda del suo bianco letto e ci voltava le spalle. Vidi un'onda di capelli d'oro, quasi disciolti, vidi una mano, pallida e sottile, come abbandonata sulla tavola sparsa di fiori, accanto a lei; una mano che s'appressava a quei crisantemi con quel moto lievo e incerto che hanno le dita dei ciechi. Il dottore presentava: Il mio amico Legrenzi.

E volgendosi a me: Bisogna che fissiamo oramai il giorno del battesimo. Il dottor Jemma, cavaliere del Sacro Sepolcro di Gerusalemme, un bel vecchio gioviale, portò a Giuliana in dono matutino un mazzo di crisantemi bianchi. Oh, i fiori che io prediligo! disse Giuliana. Grazie.

A traverso il cristallo quel piccolo viso livido, quelle piccole mani congiunte, e quella veste e quei crisantemi e tutte quelle cose bianche parevano indefinitamente lontani, intangibili, quasi che il coperchio diafano di quella cassa su le braccia di quel gran vecchio lasciasse intravedere come per uno spiracolo un lembo d'un mistero soprannaturale tremendo e dolce. Nessuno parlava.

Nel cadente pomeriggio di autunno e nella sera, Paolo Herz portò nei sensi e nel cuore una ebbrezza di vita traboccante, come da tanto tempo non aveva mai provata. Una improvvisa primavera era rifiorita nella sua anima e gli parvero persino odorosi e voluttuosi i pallidi crisantemi, e ricche e appassionate perfino le povere rose thea, fiori di novembre, che egli mandò, da tre o quattro fiorai, in casa di Chérie. Tutto un novello calore gli inondava il sangue e gli saliva, a sbuffi, al cervello, come se, debole e convalescente, egli avesse bevuto un bicchiere di vino generoso. Egli andò per le vie a piedi, guardando la gente e sorridendo ad essa, come se la conoscesse: si fermò a una quantit

Dalla signora Carlotta?... Casco dalle nuvole! Infatti, due giorni avanti, incontrata in piazza di Spagna la signora Carlotta Nerucci con un gran mazzo di crisantemi bianchi in mano, Bedini l'aveva fermata per chiederle notizie della salute del marito che, l'ultimo giovedì i Nerucci ricevevano gli amici ogni giovedì sera non era comparso nella stanza da giuoco a farvi la immancabile partita a scopa, suo gradito divertimento.

Più volte lo guardai anche mentre dormiva, lo guardai a lungo, pensando e ripensando al mezzo, distratto dalla visione interiore del morticino in fasce disteso su la bara tra corone di crisantemi bianchi, tra quattro candele accese. Egli aveva il sonno calmissimo. Giaceva supino, tenendo le mani chiuse a pugno col pollice in dentro. A quando a quando le sue labbra umide facevano l'atto di poppare. Se mi giungeva al cuore l'innocenza di quel sonno, se l'atto inconscio di quelle labbra m'impietosiva, io dicevo a me stesso, come per raffermare il mio proposito: "Deve morire." E mi rappresentavo le sofferenze gi

I crisantemi e gli anemoni fiorivano sulle rive del fiume Ladone che scorreva ai miei piedi. Gli uccelletti dolcemente gorgheggiavano salutando il giorno morente. Ed io, sdraiato com'era, teneva fisso lo sguardo su quelle amene rive, e mi pareva d'udire il canto delle ninfe che danzavano al suono del flauto del Dio Pane.

Rifioriti, certo disse, levandosi, Clara. Viole mammole? Rose bianche? Crisantemi, crisantemi, Anna! e sulla tetra parola fece una gran risata, si licenziò con un sorriso da Serra, con una stretta di mano da Anna, attraversò il salone, salutando ancora qualcuno ed escì.

La lettera d'invito diceva: Per celebrare un mesto avvenimento. N. B. In abito chiaro. La tavola era sparsa di crisantemi bianchi. La tovaglia e i tovaglioli orlati a lutto. Le massicce fruttiere d'argento, velate di crespo nero. Nessuno degli invitati si era maravigliato di quella stravaganza, ma tutti eravamo curiosissimi di saperne la ragione.