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Aggiornato: 9 maggio 2025


Non è la prima volta che la trascuri. Hai dato il cuore a Raimondo." La mattina dopo, il dottor Jemma osservò il bambino e lo dichiarò perfettamente sano. Non diede alcuna importanza al fatto della tosse addotto da mia madre. Pur sorridendo delle cure e delle apprensioni eccessive, raccomandò la cautela in quei giorni di freddo crudo, raccomandò la massima prudenza per le lavande e pel bagno.

La mattina dopo, la cerimonia del battesimo si compi senza festa, senza pompa, per riguardo allo stato di Giuliana. Il bambino fu portato nella cappella per la comunicazione interna. Mia madre, mio fratello, Maria, Natalia, miss Edith, la levatrice, la nutrice, il cavaliere Jemma andarono ad assistere. Io rimasi al capezzale dell'inferma.

In quel punto la porta s'aprì e una voce annunziò: Il medico. Entrò il dottor Jemma. Stavo per arrivare. Ho incontrato il calesse. Che c'è? Senza aspettare la risposta, s'avvicinò a mio fratello che teneva ancora su le braccia Raimondo; glie lo levò, l'esaminò, si oscurò in viso. Disse: Calma! Calma! Bisogna sfasciarlo. E lo posò sul letto della nutrice, aiutò mia madre a toglierlo dalle fasce.

E volgendosi a me: Bisogna che fissiamo oramai il giorno del battesimo. Il dottor Jemma, cavaliere del Sacro Sepolcro di Gerusalemme, un bel vecchio gioviale, portò a Giuliana in dono matutino un mazzo di crisantemi bianchi. Oh, i fiori che io prediligo! disse Giuliana. Grazie.

Il suo collega Jemma di Tussi, col quale aveva conferito e s'era trovato d'accordo, avrebbe seguitata la cura, che, del resto, era semplicissima. Più che nei medicinali egli aveva fiducia nell'osservanza rigorosa delle diverse norme igieniche e dietetiche da lui stabilite.

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