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Aggiornato: 22 giugno 2025
Mercè l'opera di Laura, la villa Caccianimico s'era tramutata in una gran sala di divertimento; il giardino si popolava di giovanotti e di signore attratti dai giuochi eleganti che Giorgio, Ettore e Laura avevano organizzati; il pianoforte era tormentato di notte fino a tarda ora e dalle finestre aperte prorompevan grida ilari, schiamazzi, risate femminili; dopo il trattenimento, la baraonda usciva per le strade a far serenate coi mandolini e le chitarre, e di tutto Laura Uglio era l'anima informatrice....
In questo punto gli accordi di un valzer di Rovere echeggiarono nella sala da ballo; le fanciulle si strinsero tutte serrate alla finestra e proprio di contro a loro videro le coppie aggruppate che una alla volta si avanzavano ballando, finchè la sala, che prima pareva quasi vuota, si popolava, si affollava di figure, di colori, di fiori, di trine, di gemme, mentre la musica della piccola orchestra rimaneva soffocata dal tramestìo delle voci varie, confuse e dallo strisciare e il battere dei piedi sul pavimento, misto col fru-fru cadenzato dei lunghi strascichi delle vesti.
Lasciavo lentamente errare lo sguardo pel giardino intorno irrorato dalla rosea luce del vespero, o su per la linea ondulata de' ceruli monti lontani incoronati dalla gloria del sole che loro cadeva alle spalle, o su per l'ampia distesa della marina che s'increspava a quell'ora e si popolava di vele che venivan giù gonfie, in braccio al ponente.
Col permesso di scrivere, il nostro tempo penale si accumulava e si accorciava rapidamente. Qualche volta si avrebbe voluto che la giornata di diciassette ore fosse più lunga, per avere modo di prolungare la gioia del lavoro. C'era tra noi la gara degli operai a cottimo. Ci si alzava e ciascuno andava al proprio posto. Chiesi e Federici avevano un tavolo nello spazio in fondo, a fianco della finestra. Il primo scriveva dalla mattina alla sera, senza mai smettere che all'ora dei pasti o quando aveva bisogno di stiracchiarsi le braccia, appendendosi al bastone più alto dell'inferriata. Senza i libri necessari per un'opera descrittiva, o storica, o politica, egli si era votato interamente al romanzo un lavoro, da quello che vedevo, che non gli costava che la fatica manuale. Non è mai a secco nè di idee nè di scene. Dotato di un apparecchio digestivo che non gli annoia il cervello, e arciricco di vocaboli, egli poteva prendere la penna ad ogni minuto, digiuno o col boccone in bocca, quando pioveva a diluvio e quando il sole si riversava nella nostra camerata come un'allegria. Alla mattina riprendeva il filo del racconto senza neppure degnarsi di leggere l'ultima frase e, dopo la colazione, il passeggio e il pranzo, ricominciava come se non vi fosse stata interruzione. Il Sue si popolava il tavolo, sul quale scriveva, di pupazzi per tenere a mente i personaggi che gli nascevano a mano a mano che entrava nella intimit
E come lo vide fuggire a gambe levate per l'Arenaccia, si levò quasi in piedi nella vettura, con un ultimo sforzo, e stese un braccio. Aiuto!... Aiuto!... Ricadde. Si ripiegò sui cuscini: v'annaspò con le dita raggranchite. E al sereno cielo che si popolava di stelle palpitanti e la vedeva morir sola, nella notte, levò uno sguardo disperato. Balbettò ancora: Mamma... mamma... E ricadde.
Man mano che si avanzava, il paese cangiava aspetto e si popolava come per incanto. Alle foreste si succedevano rigogliosi campi di durah, d'orzo e di miglio, in mezzo ai quali andavano e venivano bande di schiavi occupati alla raccolta o alla mietitura e che rompevano il silenzio con bizzarre e selvagge canzoni che si ripercuotevano sulle rive opposte del fiume, sempre coperte da boscaglie. Qua e l
No, non mi spiace, mi sembra di tornare bambino, quando chiudevo gli occhi sulle ginocchia di mia madre per vedere il vuoto che a poco a poco si popolava d'immagini giranti a turbine, finchè anch'io diventavo un atomo di quel caos e giravo anch'io a turbine.
Puru, uno de' piú famosi tra gli antenati di Dushmanta. «Amra», albero d'alto fusto e vaghissimo pe' suoi fiori. La vivace fantasia degli indiani popolava di dèi, di dèmoni, di spiriti, ecc. tutta la natura. E però sotto le sembianze di quell'ape le fanciulle sospettavano forse nascosto qualche demone malefico.
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