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Non osavo scrivere, presentarmi in casa Uglio, ricordando come l'ultima volta appunto in cui c'eravamo incontrati, Giorgio avesse finto di non vedermi per sottrarsi all'obbligo del saluto. Quand'ebbi campo d'appartarmi con Ettore Caccianimico, gli spiegai tutto questo, un po' titubante.

Tu, dunque, mi consiglieresti di ricevere anche Laura Uglio? ripresi. Ma sicuro, ma indubbiamente, egli rispose con una risata che non mi piacque. Non la riceviamo noi? Non la ricevono tutti? Vediamo: quante persone veramente oneste possono entrare in una casa? Dieci, non di più. E ogni casa ne riceve cento.

Laura riceveva, mi disse la cameriera, prendendomi il soprabito e il cappello. E spalancò la porta a vetri che dava passaggio nella sala ampia, soleggiata.... Un calore insopportabile mi afferrò sùbito alla gola; era acceso il caminetto, e così carico di legna scoppiettanti, come a pena era logico nel più immite gennaio... Innanzi al caminetto stava Laura Uglio, ravvolta nella pelliccia.

Non più il desiderio d'un'altra circolava nelle mie vene, ma il desiderio preciso ed esclusivo di Laura Uglio, il cui busto io voleva slacciar lentamente, con degli indugi, per baciarle la nuca e le spalle.

Mercè l'opera di Laura, la villa Caccianimico s'era tramutata in una gran sala di divertimento; il giardino si popolava di giovanotti e di signore attratti dai giuochi eleganti che Giorgio, Ettore e Laura avevano organizzati; il pianoforte era tormentato di notte fino a tarda ora e dalle finestre aperte prorompevan grida ilari, schiamazzi, risate femminili; dopo il trattenimento, la baraonda usciva per le strade a far serenate coi mandolini e le chitarre, e di tutto Laura Uglio era l'anima informatrice....

A Saint-Moritz! ripetè Lidia, quasi ascoltasse quella notizia per la prima volta. Ella era poco lontano da noi.... Poco lontano.... relativamente, fece Gian Luigi. C'era anche la signora Uglio, a Saint-Moritz, l'anno scorso, con dei parenti, aggiunse Lidia. Non ve l'ho mai vista, rispose il Sideri senza batter ciglio.

La signora Uglio, disse Lidia, coll'intonazione con cui ci si fa a raccontare una lunga storia, è fra le persone che tu m'avevi proibito di ricevere; anzi, nel caso poco probabile ch'ella mi facesse visita, mi avevi pregato di non contraccambiarla.... E d'un tratto tu le servi da cavaliere e ti mostri in pubblico al suo fianco, ai Giardini, nell'ora più frequentata?

Le sue parole rispondevan così bene al mio pensiero costante di quella serata, ch'io credetti stranamente Gian Luigi avesse indovinato il desiderio di riconciliarmi con Lidia. Egli soggiunse tosto: Laura Uglio m'ha detto della tua visita di ieri. Mi congratulo. Era ben giusto che tu ti mostrassi indulgente con quella buona signora!

Il buon uomo, non trovando pronti argomenti, si smarriva o portava la questione in un altro campo, dov'io lo raggiungeva tosto e ricominciavo coi paradossi. Ma Lidia m'aveva pregato di non tormentarlo oltre, ed io aveva finito per approvar le teorie di Pietro, limitandomi a monosillabi, secchi ed eguali come battute di pendolo. Giorgio Uglio arrivò un mattino in casa, mentr'eravamo a colazione.

L'eleganza di Laura Uglio era capricciosa, troppo spesso procace; se le risa della donna mi giungevano alle orecchie, mi parevano alte e sguaiate e m'irritavano contro Giorgio, ch'era così buono da permetter simile contegno a chi portava il nome di lui. Non sono ben certo delle impressioni che il mio atteggiamento suscitava in Laura.