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I concubinati, essendo per loro natura, estranei alle leggi ecclesiastiche, non dipendevano se non dal capriccio delle persone che li contraevano e che li rompevano senza tanti scrupoli. Tale fu per oltre tre secoli lo stato di famiglia in Francia.

Ma quei segni non vennero, i suoni non facevano volgersi quella testolina e non ne rompevano il sonno, gli occhi fissavano gli oggetti senza guardarli, le labbra non sapevano imparare gli adorabili sorrisi, le mani non sapevano accennare alle cose.

Laurenti si nascose il viso tra le mani, per celare le lagrime che gli rompevano improvvise dagli occhi; ma il singhiozzo, che non potè nascondere del pari, fece volgere dal suo lato la signora. Perchè piangete, amico mio?

Alle undici di notte varcava le trincee gettandosi in mezzo alle sabbiose pianure del sud. Soffiava un vento impetuoso che alzava nembi di impalpabile sabbia e grosse goccie di pioggia cominciavano a cadere. Fra le nubi toneggiava fragorosamente e lampi abbaglianti rompevano di tratto in tratto le fitte tenebre.

Per affrettare la fine dell’uomo messo in croce, gli rompevano i ginocchi. Così egli non s’alza più. Gherardo Ismera. Tacete. Siete odiosa. Mortella. Non vi vale coprirvi gli occhi. Dev’essere rimasto seduto così anche nella vostra memoria, ma con quel sorriso atroce che gli avete scolpito nelle mascelle di pietra, l

Ella le vedeva infatti sul volto tutti gli sforzi, coi quali tentava di resistere, e che le rompevano senza dubbio qualche cosa dentro. La ragazza si portò una mano al cuore, ma la sua testa era ancora alta, fremente. La signora Cesarina rientrò. Capì, ed affrettandosi per timore di uno scoppio, le prese carezzevolmente la mano: È venuto, sussurrò. Chi è? chiese la mamma.

Vittorio Emmanuele dormiva sotto la vôlta del Panteon, deformato a tempio cristiano, in un silenzio di abbandono che i passi della guardia d'onore rompevano soli; ma Garibaldi vigilava ancora sullo scoglio di Caprera e Mazzini intendeva dai colli di Staglieno, mentre Cavour che li aveva entrambi avversati e battuti, riposava quasi dimenticato nel santuario di Superga.

Una voce seguiva l'altra con degli o e degli a larghi che spesso morivano nell'aria come un'agonia e talvolta si rompevano con un fracasso che metteva sottosopra il cervello dei detenuti che non potevano dormire. E dopo dieci o quindici minuti di riposo, ricominciavano a gettare le voci per lo spazio più sgangherate di prima.

Cominciava il crepuscolo, l'ora preferita dell'angelo della morte. Rompevano il silenzio dei belati che sembravano lamenti. Gli alberi si agitavano alla brezza mattinale come rabbrividissero e gocciolavano lagrime di rugiada. Un gallo cantava colla sicumera crudele di un diacono che intona le esequie. Baccio suonava l'angelus, e insieme l'agonia del sindaco.

Man mano che si avanzava, il paese cangiava aspetto e si popolava come per incanto. Alle foreste si succedevano rigogliosi campi di durah, d'orzo e di miglio, in mezzo ai quali andavano e venivano bande di schiavi occupati alla raccolta o alla mietitura e che rompevano il silenzio con bizzarre e selvagge canzoni che si ripercuotevano sulle rive opposte del fiume, sempre coperte da boscaglie. Qua e l