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Aggiornato: 5 giugno 2025


Oh Lucilla, è una bugia interruppe Roberto seguendo con lo sguardo una lagrimetta che le colava giù per la guancia. Cosa c'è'?... Non è vero, non piango ella rispose. Anzi, , piango, ma di rabbia.... Va via, sei cattivo. E intanto altre lagrime più grosse le rigavano il viso.

Questo è il meriggio! Questo è il triste meriggio della mia Povera vita! Io sono solo e piango, Ed amo ancora! Oh!... N'ho provate tante D'amarezze quaggiù!... Negli anni primi Io senza guida rimasi qui in terra; Poscia, orrende compagne, ebbi la fame, E la miseria, e il freddo, e la crudele Compassion dei felici, e l'ironia Dei mille!...

Quando in Bologna un Fabbro si ralligna? quando in Faenza un Bernardin di Fosco, verga gentil di picciola gramigna? Non ti maravigliar s'io piango, Tosco, quando rimembro con Guido da Prata, Ugolin d'Azzo che vivette nosco, le donne e cavalier, li affanni e li agi che ne 'nvogliava amore e cortesia la` dove i cuor son fatti si` malvagi.

Tu che sei interceditrice potente, e tu che tutto ascolti!... Se ci fosse anche la madre mia a pregarvi! Come la vorrei accanto a me! E Imilda piangeva dirottamente: Ella m'avrebbe salvata da questo tumulto! Vedi, anch'io vorrei esser tra l'armi, per udire quel grido: vittoria!... Vergine dolcissima, tu sorridi a me che piango?

I’ fui colui che la Ghisolabella condussi a far la voglia del marchese, come che suoni la sconcia novella. E non pur io qui piango bolognese; anzi n’è questo loco tanto pieno, che tante lingue non son ora apprese a dicer ‘sipa’ tra S

Io sono alta e non so piegarmi: e voi siete piccola, voi avete la piccolezza che piace all'amore, poichè l'amore dell'uomo vuol essere anche protezione. Io rido, sempre: voi sorridete, talvolta. Io mi nascondo, quando piango, per superbia: quando l'amore vi fa piangere, voi piangete innanzi a lui e Francesco non resiste al pianto di una donna. E mentre in me, in tutto quel che faccio, in tutto quel che dico, vi è l'orgoglio sterile della mia nascita e della mia tradizione, in voi vi è la infinita umilt

Ottoman piango; ed ho nel cor disdegno Che parcamente i pianti miei sian sparsi; Ma pur Meandro e di Panfilia il regno Di martirj e di duol non ti fian scarsi; L

Or, mentre sola io piango, che fa Nerone? In rei bagordi egli apre la notte giá. Securo stassi ei dunque? tosto? appieno?... E in securtá pur viva! Ma, a temer pronto, e a distemer del pari, nulla ei piú crede ad un lontan periglio: di un tanto error, deh, non glien torni il danno!

mai qua giù dove si monta e cala naturalmente, fu ratto moto ch’agguagliar si potesse a la mia ala. S’io torni mai, lettore, a quel divoto trïunfo per lo quale io piango spesso le mie peccata e ’l petto mi percuoto, tu non avresti in tanto tratto e messo nel foco il dito, in quant’ io vidi ’l segno che segue il Tauro e fui dentro da esso.

FILOCRATE. Io t'ho parlato or ne la lingua nostra per vedere se mi ricognoscevi; ma son certo che ti son tanto fuor di fantasia che non te ne ricordi. Io son Filocrate, Fronesia cara. FRONESIA. Che sento oggi dire? Filocrate sei tu? ! È desso, a fede. Lasciamiti abbracciar, ché di dolcezza e di compassion m'hai mosso il core. Piango e non so di che. Quasi nol credo.

Parola Del Giorno

quell'autorevole

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