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Aggiornato: 5 giugno 2025


«Che cosa aspettava, dunque; che cosa sperava? Che una vampa di desiderio mi avesse un giorno fatto perdere la ragione e che io avessi preso i resti di quell'altro? Che mi fossi accomodato di questa divisione amichevole?... Guardi, piango di umiliazione....

E ridevano tutte insieme; e si facevano domande, si rispondevano fra la mammina e le figliuole.... E la mammina le accarezzava sempre.... Io ho pianto, come piango ora, perchè non ho mai conosciuto tali gioie.... e non le conoscerò mai.... Povera mamma mia.... Dicono che è morta, dandomi alla luce.... in una villa.... Oh! Diana singhiozzava.

I' fui colui che la Ghisolabella condussi a far la voglia del marchese, come che suoni la sconcia novella. E non pur io qui piango bolognese; anzi n'e` questo luogo tanto pieno, che tante lingue non son ora apprese a dicer 'sipa' tra Savena e Reno; e se di cio` vuoi fede o testimonio, recati a mente il nostro avaro seno>>.

I' fui colui che la Ghisolabella condussi a far la voglia del marchese, come che suoni la sconcia novella. E non pur io qui piango bolognese; anzi n'e` questo luogo tanto pieno, che tante lingue non son ora apprese a dicer 'sipa' tra Savena e Reno; e se di cio` vuoi fede o testimonio, recati a mente il nostro avaro seno>>.

Vedi con che lagrime di pentimento piango la perdita della diletta mia, che rifiutai senza ragione! Vedimi fatto gramo e oppresso dall'ambascia! Eppure la bella stagione è questa della primavera, che col suo ritorno riempie tutti i cuori altrui di gioconditá: tutti, ma non il mio. E ciò che piú lo addolora è il pensare ai patimenti della povera anima di Sacontala.

Talvolta, ella si alzava dal suo posto, andava verso un balcone, andava nell'altra stanza: egli indovinava che Clara rasciugava queste poche lacrime: l'avanzo dei grandi pianti antichi, Perchè ti viene da piangere, guardandomi? le domandò, infine, turbato assai di ciò, intravvedendolo. Io? No, non piango. Perchè me lo nascondi? Non sono il tuo migliore amico? Amico? Io non ho amici.

Prostrato dalla sua voce assassina, dicevo mentalmente: taci! taci! taci! o «fiera crudele» che io «sono un che piango»! Se volete offendermi, mandatemi la Divina Commedia. Non posso più sentir parlare di Dante. Se non avessi che i suoi versi in cella, farei voto di non leggere più mai. Un suo verso mi provoca il vomito.

Pensoso più di te, che di me stesso, io piango e scrivo. Educato alla scuola dei mali, mi sono sacri i miseri.

Quando in Bologna un Fabbro si ralligna? quando in Faenza un Bernardin di Fosco, verga gentil di picciola gramigna? Non ti maravigliar s’io piango, Tosco, quando rimembro, con Guido da Prata, Ugolin d’Azzo che vivette nosco, le donne e ’ cavalier, li affanni e li agi che ne ’nvogliava amore e cortesia l

Un giorno gli caddero molte lagrime sopra due quaglie, le cui compagne erano state consegnate alla cuoca della signora Fanny, e allora pensò: Ma perchè piango io, sciocco che sono mai? Se quel povero colonnello fosse in vita, allora avrei da disperarmi; ma poichè il colonnello è morto..., io ben la posso sposare. Pensar questo fu cosa facile.

Parola Del Giorno

quell'autorevole

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