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Aggiornato: 12 maggio 2025
Quando Leonardo fu accomodato nel seggiolone e le due donne rientrarono nella camera, il dottor Agenore avea il naso sopra una specie di taccuino. Per non leggere di peggio sulla faccia della signorina Virginia, leggeva il manuale medico.
Da lungo tempo egli aveva accomodato il suo avvenire e carezzava il fantasma che aveva costrutto. Egli gitterebbe la sua guaina di prete come lo avevano fatto Sièyes, Fouché, Talleyrand, Chabot e tanti altri in Francia: egli si addirebbe alla politica, tuonerebbe in un giornale ed alla Camera, perocchè egli aveva penna e parola di fuoco, egli s'imporrebbe. Il trono episcopale era un gradino. Egli vagheggiava in questa novella vita, la vita politica, tutte le volutt
Ma detta questa ultima parola, il notaio si arrestò sbigottito forse di aver parlato troppo, o d'aver parlato male. Non era forse obbligo suo professionale predicare il contrario, dire ai giovani e sani: «testate fin che siete così: può venirvi il tifo quando meno ve lo aspettate, e avrete il rimorso di andarvene all'altro mondo senza aver accomodato a piacer vostro le cose di questo.»
Ed a lei pare sicura? domandò Ernesta. A me pare sicura.... sicurezza medica, s'intende, che non è sicurezza matematica. Per quanto Agenore ingrossasse la sua voce di falsetto, aveva l'ansia quasi al par di Ernesta. Il più sereno dei tre era Leonardo, il quale in un attimo fu vestito ed accomodato sul seggiolone.
Accomodato a quel modo, sfidava tutti gli occhi del mondo a riconoscerlo. Si separarono dandosi la posta alla Rupe, in sull'avemmaria. Erano due ore e un quarto quando i due amici, a cavallo e incapottati, entravano nel bosco di Melia, e s'indirizzavano alle Tre Croci, dove l'aspettava don Peppino.
S'avvicinò alla cavalla, accarezzandola sulla fronte; poi salì nel veicolo, prese le redini dalle mani del servo, e quando mi fui accomodato al suo fianco, aizzò Steppa che s'incamminò con grande strepito di ferri sotto l'androne. Hai dormito? domandai. Ho lavorato.... Perchè non lavori anche tu? È una consolazione. Bene, Severino Boezio! E di che cosa debbo io consolarmi? Di tutto....
Coll'aiuto del Profeta, il barcone fu accomodato in due ore, il Ranni ci pigliò sulle spalle e ci scaricò l'un dopo l'altro sulla prua, e giungemmo all'altra riva, coi piedi immersi fino alla noce nell'acqua che filtrava dentro da tutte le parti, ma senza esser costretti a gettarci a nuoto; inestimabile fortuna, di cui non eravamo sicuri partendo.
Il Conte aveva guardato in faccia Olimpio, e sorriso in modo strano, quasi schernendolo di non essere stato compreso: poi erasi accomodato al banco, e posto a scrivere. Il masnadiero mosse al giovane Duca alcune interrogazioni brevi ed aspre.
Sicuro! un bel matrimonio avrebbe accomodato tutto. Pur certo suo padre vi doveva pensare; e forse anche la sposa. Forse tutti due sapevano dell'assiduit
Non va a Torino, nevvero? E Nora, con un piccolo grido, si rizzò di più sul letto, spaventata. Il Signor Galli rivide ancora gli occhi supplichevoli, atterriti, luccicanti di lacrime, che non voleva più vedere.... che non doveva più vedere. No.... non andrò a Torino altro che stasera.... dopo.... quando avremo accomodato tutto, e lei sar
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