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Questo Papa dabbene scrisse altresì opere teologiche come quello che in divinit

Quelle tra le opere de' greci e de' latini, che sono ricche di bellezze permanenti, furono gustate assai piú, perché spiegate con intelligenza meno superficiale. Per lo contrario i pedissequi imitatori di esse vennero perdendo sempre piú di credito, secondo che piú s'imparava a separare l'opportunitá dell'ammirazione dall'opportunitá dell'imitazione.

Pone assedio a Firenze, ma n'è respinto; una prima gloria di quella cittá, che non diremo ancor guelfa, ma giá papalina ed anti-imperiale; una prima gloria mal avvertita dagli storici fiorentini, piú attenti a' pettegolezzi interni o vicini, che non alle opere veramente nazionali di lei.

Lasciò varie opere, ad alcune delle quali, così il mio caro Piazza, «si è mostrata propizia l'opinione degli ItalianiIn quasi tutte però noi scorgiamo uno scrittore abituato alla lettura dei classici, ai quali attinse principj generosi, checchè ne possano dire in contrario coloro che fanno gemere i torchj sotto il peso de' libri inutili, nei quali trovansi idee comuni sulle lettere, sulle scienze, sulle arti, e ciò che più deve rincrescerci, vili adulazioni, siccome gi

Condusse sempre vita modesta, non adeguata alla cospicua fortuna di cui disponeva, destinando ad opere di beneficenza, a lenire miserie, senza la minima ostentazione, quanto non eragli strettamente necessario, secondo le norme del Vangelo, di cui era fervente osservatore. E nello stesso modo che può dirsi come nessun infortunio che abbia colpito gli abitanti delle Alpi o degli Appennini sia stato da lui dimenticato, così è da asserire che nessun povero si è mai rivolto invano a lui che, allorquando per avventura le generose sue elargizioni avevano esaurite le somme disponibili, non esitava punto a privarsi degli oggetti personali di prima necessit

Su dunque, raccogliete fucili e spade, o italiani. Non sonore promesse, ma opere; non vanti passati, ma gloria avvenire. Genova, 18 ottobre 1848. G. Garibaldi. Da Genova s'imbarcò col proposito di recarsi in Sicilia.

Oggidì più che mai, in ogni stato si diffonde la zizzania del mal costume: v'ha di quelli che si fanno del vizio un mestiere; e questa poverina camminava sull'orlo dell'abisso: se non che, il cielo ha permesso non fossero vani gli sforzi di quelle persone le quali si consacrano a opere che il mondo chiama filantropiche, e che io dico cristianissime.

È proprio singolare che quest'inno sia stato scritto da un senatore, se non vecchio, maturo e da parecchi anni dedito più specialmente a studi di critica e di storia, come il Carlo Tenca e il pensiero civile del suo tempo, il Cesare Correnti nella vita e nelle opere.

I grandi editori-mercanti imperano; assegnano limiti commerciali alle forme melodrammatiche, proclamando, quali modelli da non doversi superare ed insuperabili, le opere basse, rachitiche e volgari di Giacomo Puccini e di Umberto Giordano.

Questi impallidì: pensò che rifiutando avrebbe potuto far nascere dei sospetti; ma quell'oro gli avrebbe abbruciato le mani, anche adoperato esclusivamente in opere pie.