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Aggiornato: 26 maggio 2025
Un'invincibil nausea Le saliva alla bocca, Chè l'andazzo del secolo La fea torva e barocca; Eran grottesche immagini Di frati, angioli e santi Con manti svolazzanti E iperbolici pel; Erano idee rachitiche Cinte di gonfie vesti; Sparía la pura linea Sotto i fregi funesti; E nei giardini mistici Della latina scuola Il puzzo di Lojola Isterilia gli stel.
I grandi editori-mercanti imperano; assegnano limiti commerciali alle forme melodrammatiche, proclamando, quali modelli da non doversi superare ed insuperabili, le opere basse, rachitiche e volgari di Giacomo Puccini e di Umberto Giordano.
Or tu da quel romito angolo oscuro, Gangetico Assalonne, esci, e la tua Patetica parola ai salutari Sbadigli i labbri e gli occhi al sonno inviti. Dal curïoso sguardo dei profani Un umile pudor forse t'esclude? Virtù di debolette alme è il pudore, E non solito a te. Nè, se arruffata Su le groppe rachitiche ti ondeggia La popolosa zazzera, nemica Di baveri non unti e di severi Pettini; o a mala pena entro al rapato Abito puëril movesi il petto Stento e gli attratti gomiti, indulgente Men ti sar
Quel dì, l'abate Teodoro, più mesto e preoccupato del solito, s'incamminava a casa con passo lento e ineguale, pensando al tristo caso d'una povera madre ch'egli aveva poche ore prima assistita nell'agonia. Essa era morta di lenta e penosa consunzione, lasciando quaggiù dieci figliuoli: tre maschietti, il maggiore de' quali su' quattordici anni, e sette fanciulle, tapine creature, pressochè tutte rachitiche o scrofolose, a cui poco o nulla valeva d'avere il padre, lavoratore di seggiole di paglia, gi
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