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Aggiornato: 21 giugno 2025
Il sistema adottato per fissare il limite della fronte dei ghiacciai osservati, è quello di croci scolpite nella viva roccia e colorate con minio; dove ci fu possibile abbiamo, con due o più croci in linea retta ed a conveniente distanza, stabilito l'allineamento passante per detto limite; dove ciò non fu possibile l'allineamento l'abbiamo indicato con una croce scolpita da una parte del ghiacciaio, notando qualche vetta od accidentalit
Caro padre! negli anni di sua senile quiete, occupava d'ogni dì qualche ora a scriverne una pagina; coll'accuratezza che voi vedete, miniò egli stesso e indorò queste lettere capitali; sono di sua mano questi ghirigori del frontispizio: ma il meglio, oh il meglio son le cose che vi ha vergate, col titolo di Consigli a mia figlia.
La loro bellezza non era quella che avrebbe innamorato un amante della natura, poichè la cipria nascondeva i loro capelli, il belletto ed il bianco coprivano le loro guancie d'un leggiero strato come di vernice, le labbra erano ravvivate dal minio, le ciglia, gli occhi, tutto era dipinto; i fianchi erano artificiali.
E si ha da considerare ancora che tutte robbe di drogherie, tanto artificiali quanto naturali, tutte vengono da fuora, e la maggior parte e tutte da Venezia, per essere, come si è detto, il Regno poverissimo d'artifici, come sono il vetriolo, argento vivo, solimato, cinabrio, antimonio, arsenio, orpimento, verderame, sale ammoniaco, biacca, minio, tuzia, canfora, alume, verzini, e tutte cose bisognanti a tintori, e tutti colori, con l'altre cose di drogherie, che sono in numero grandissimo.
Andiamo. LUZIO. E dove è lo legno che tu porti? MINIO. Eccolo, e è piú grosso che non è lo tuo. LUZIO. Non è vero. Attenta un po' come pesa lo mio. MINIO. Gran mercé, ché lo tuo è piú bagnato! Per ciò... LUZIO. E lo mio è piú meglio. Ma dimme un po': chi era quella ch'era alla finestra? MINIO. Era la fantesca. LUZIO. Me credevo che fussi tua madre. MINIO. No. È piú bella madonna mia.
CECA. Tu non lo credi, neh vero? MALFATTO. Che vòi ch'io creda? CECA. Che te farò andare a pichiare altrove. MALFATTO. Oh! non sono stato io. CECA. E chi è stato? MALFATTO. Uno ch'è andato lá giú adesso. Ma, de grazia, chiamame un poco quello che mena, ché lo vole lo mastro. CECA. Tu vòi forsi Minio. MALFATTO. Sí, cancaro li venga! CECA. Venga pur a te. Aspetta, ch'ora lo chiamo.
Si sa bene ch'io non sono bastante a dargli delle stelle del cielo. LUZIO e MINIO scolari, CECA serva. LUZIO. Lassame caminare, ché 'l mastro non me dia un cavallo; ché me par sia troppo tardi e sai che sempre me fa sdelacciare le calze e me alza la camisa e me dá, qualche volta, con una scuriata cosí grossa cotta nell'aceto.
MINIO. Caminamo, ché non ci veda fermati: ché non dicessi che facemo le tristizie. FULVIA donna, RITA serva, CECA serva. RITA. Grande errore fue, per certo, a farvi sposare, se ei non se ne contentava; e voi, perdonatemi, poco savia fosti a prenderlo. FULVIA. E che ci potevo fare io? Homelo forsi tolto da me? Certo che non; e tu lo sai. RITA. Orsú!
IULIA. Chi? MALFATTO. Minio, quello vostro. IULIA. El malanno che ti venga! Io dico el maestro tuo. MALFATTO. Dico ben cosí io ancora. Ma diteme un poco, o madonna: perché non me date moglie? IULIA. E che ne vòi far della moglie, bestia? MALFATTO. La voglio abracciare nello letto, cosí, vedete. IULIA. Fatti in lá, poltrone! se non hai voglia ch'io ti dia d'una pianella inel mostaccio.
Ma non sai, Luzio, ch'io ho una sorella che lo mastro li vole bene? E per ciò non me dá delli cavalli come fa a te. LUZIO. Ed essa vuole bene a lui? MINIO. Credo de sí, io. E lo mastro me ha promesso delli quatrini, veh! LUZIO. Io non lo sapevo, questo. MINIO. Manco lo sa madonna. LUZIO. Alla fé, ch'io gli voglio dire se se vole innamorare de sòrema ancora ma che non voglio mi dia delli cavalli.
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