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PANURGO. Vi chieggio una grazia, Gerasto, che possa baciar mio figlio, gli dia questa allegrezza e non lo facci piú disperare. GERASTO. Eccovi la chiave; quella è la stanza terrena. APOLLIONE. Entriamo. PANURGO. Essandro, padron mio caro, come state? ESSANDRO. Accompagnato da una amarissima compagnia di pensieri. PANURGO. Non domandi di tuoi successi? ESSANDRO. Per allungar la speranza!

SANTINA. Vo' che tu facci esperienza con questa tua ricetta: arai meglio creanza. SPEZIALE. Ritorni di nuovo? che hai meco, ti dico? non accostarti, vecchia indiavolata! SANTINA. Perché non fece effetto la prima volta, la vo' continuare finché guarisci, ché abbi meglio creanza: non vo' che dii questi consigli contro me.

ESSANDRO. Questo , entrate e serratevi dietro bene, ché verrò or ora a ritrovarvi. GERASTO. Perché non adesso? ESSANDRO. Darò un'occhiatina per la casa, vedrò che facci la padrona, mi farò vedere, e me ne vengo. GERASTO. Bene. Io tra tanto me ne andrò volando per una facenda: chi arriva primo, aspetti. ESSANDRO. Benissimo. GERASTO. Non mi darai tu un'arra della tua bona volontá?

PRUDENZIO. Alzalo dunque a quel modo, ché volo ut tu discas che totiens quotiens... MALFATTO. Non ce vole venire, vedete. PRUDENZIO. Alla , che, quando te do a fare i latini, voglio che tu li facci meglio che se fussino in vernacula lingua. LUZIO. Oimè! oimè! oimè! oimè! MALFATTO. Non me date a io, che ve venga lo cancaro! LUZIO. Oimè! oimè! Dio mio! MALFATTO. Oh potta del diavolo!

NEPITA. Padrona, di grazia, ascoltate, ché certo sará altro di quel che pensate. SANTINA. Ragiona presto, finiamola: ti vo' dar questa sodisfazione prima che facci la festa di fatti tuoi. GERASTO. Sappi per certo, moglie mia cara, ch'io son stato innamorato di Fioretta, e per dirtelo chiaro, arei pagato la robba, i figli e la vita, per godermi una volta lei,...

Vo' che si facci festa bandita, si conviti tutta la nobiltá di Salerno, adornisi la sala di razzi, faccisi un solenne banchetto, adornisi la sposa di gioie, perle e di drappi d'oro, e non si lasci adietro cosa per dimostrar l'interno contento dell'animo mio. EUFRANONE. V'ho detto quanto sia mal agiato di far questo.

Noi femine siamo troppo novelliere e larghe di natura al parlare; e fra tante meraviglie che s'odono, mai s'udí che una femina nascesse muta. ANASIRA. Or poiché è vizio di natura e siamo pur note a tutti, non ci vituperiamo noi stesse. Però comincia, su. BALIA. A te non posso dir di no: però ti priego che non ne facci parola con persona.

57 Disse Ruggier: Non riguardiamo a questo: facci

Tu, perché non ti facci maraviglia, pensa che ’n terra non è chi governi; onde svïa l’umana famiglia. Ma prima che gennaio tutto si sverni per la centesma ch’è l

72 Suggiunse a lei Guidon: Tu m'avrai pronto a seguitarti ed a morirti a canto, ma vivi rimaner non facci