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In una vasta capanna entriamo a vedere la fabbrica del pane che si d

Il campanile gettava attraverso la piazza come una gran fascia d'ombra. Le porte della chiesa erano spalancate. Entriamo un momento disse la Orfei. Perchè no?

CAPPIO. Entriamo, ché innanzi o dietro, poco m'importa. CAPPIO. Giá è ogni cosa in ordine: potrete seder quando vi piace. GIACOMINO. Paggio, l'acqua alle mani; oh come sei melenzo! dalli la tovaglia per asciugarle. CAPPIO. Sedetivi, di grazia. ALTILIA. Non tante cerimonie. GIACOMINO. Non son cerimonie ma nostro debito.

Noi entriamo nella vita, pallidi e febbricitanti pellegrini, con l'ardente desiderio delle grandi azioni, delle grandi passioni, dei grandi orizzonti; vogliamo, spiriti insaziati, toccare il culmine d'ogni cosa, dovessimo pure da quella vertiginosa altezza scoprire abissi paurosi; il nostro pensiero impone alla nostra volont

DON RODORICO. Olá! ordinate che Leccardo sia libero. Ma mi par oggimai tempo che questi felici sposi e amanti dopo tanti travagli colgano il desiato frutto degli disperati loro amori. Entriamo. DON FLAMINIO. Ma ecco Panimbolo. PANIMBOLO. Padrone, che allegrezza è la vostra? DON FLAMINIO. È tanta che non basto dirla.

Andiamgli incontra. Suonisi ogni strumento e facciam festa. Abbraccia il tuo Crisaulo. O Girifalco, non v'aspettava piú. Ringrazio Iddio ch'in poco ha condotto ad un bel fine onesta impresa. GIRIFALCO. Ed io ringrazio prima il cielo e poi voi duo che a la mia vita dato avete soccorso; ché non era possibil che durasse piú dieci anni. Or son felice, al mondo. CALONIDE. Entriamo in casa.

Troppo alto, troppo alto! esclamò Bice, che si sentiva opprimere da un nuovo peso. Quando traversarono la piazza di San Pietro, il sole era ancora vivido; pochi fiaccheri vi sembravano fermi come barche in un lago silenzioso malgrado l'enorme getto spumeggiante delle due fontane dinanzi alla enorme facciata. Entriamo, disse Bice.

«! e vedrò di raccontarvi qualche istoria che vi tenga allegri... «Allora entriamo a mensa; disse il signor Fedele e ad uno ad uno come fanno i frati: dico bene padre? «Ad uno ad uno, a far penitenza...»

Gherardo, testé, mi voleva amazzare. PEDANTE. Rem omnem a principio audies. Entriamo in casa, ché saprete il tutto. Messer Gherardo, venite fuora. GHERARDO. O Virginio, il piú strano caso che fusse mai al mondo! Entra. STRAGUALCIA. Infilzolo? Ma gli è carne da tinello. GHERARDO. Fa' metter giú queste arme, ché gli è cosa da ridere. VIRGINIO. Follo sicuramente? PEDANTE. Sicuramente, sopra di me.

Cesso da inutil opra, come direbbero i classici; rinunzio a questa fatica da cani, come si dice in volgare. Entriamo, se vi piace, nel gran palazzo di cristallo, detto del Campo di Marte, perchè ne occupa tutto lo spazio, cioè a dire una superficie di quattrocento ventimila metri quadrati.