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Aggiornato: 31 maggio 2025
Aveva il pianto alla gola e le tremava la voce, povera donna. In quella venivano in su due contadini, un giovane ed un vecchio, curvi sotto il carico enorme di cinquanta chilogrammi di fieno, che portavano sul capo. Sotto quella frangia di erbe penzolanti che li soffocava, il loro volto era violaceo, le vene erano turgide, gli occhi iniettati per lo sforzo. Le goccie di sudore, dalla fronte scendevano sulle ciglia, e prima di cadere pendevano tremolando come lagrime. Nel passarci accanto il più vecchio guardò la Teresa, e fece l'atto di crollare il capo, che però il peso esorbitante gli constringeva all'immobilit
L'almea si volse, fece un rapido movimento con una mano, traballò come percossa da una folgore, gettò uno straziante singulto e cadde di peso fra le erbe. Il greco le si precipitò sopra, ma indietreggiò vivamente cogli occhi fuor dall'orbite, la faccia sconvolta, le mani nei capelli. Dio!... Dio!... urlò egli. È morta!... L'almea s'era trafitta il cuore con un colpo di pugnale!
E quelle erbe vetriole, che spingendosi per le commettiture delle pietre hanno trovato modo di sbucare fuori, non paiono le preghiere dei carcerati, che escono a stento da coteste mura?...
Soltanto in alcuni tempi si facean sacrifizi e coloro che vi convenivano ascendevano all'isoletta coperta di erbe e virgulti, che col diametro di circa 50 piedi emergeva solo un piede e galleggiava nel lago ove spingevala il vento, a somiglianza di quelle isole mobili fatte di pietra pomice, formata certo da concrezioni prodotte dalla natura delle acque.
Le erbe, che nei luoghi più secchi prendono il posto degli arbusti, hanno qui un carattere simile a quelle crescenti nei luoghi analoghi della zona litorale, ma costituiscono in gran parte specie differenti; quasi tutte sono aromatiche e profumate.
Furon viste in alcune contrade di Palermo persone cibarsi di erbe selvatiche, altre raccogliere fichi immaturi e cuocerli in aceto, altre strappare il pane che i padroni avean gettato ai cani, altre morire²⁶⁹. ²⁶⁹ D’Angelo, Giornale ined., pp. 45-46. Il Meli vide che L’erbi cchiù vivi e inutili, Li radichi nocivi Cu l’animali spartinu L’omini appena vivi.
Vi mancava uno dei cavalli loro, che morto quel del Tartaro giacea: però vi venne a tempo Brigliadoro, che le fresche erbe lungo il rio pascea. Ma al fin del canto io mi trovo esser giunto; sì ch'io farò, con vostra grazia, punto. 1 Oh gran contrasto in giovenil pensiero, desir di laude ed impeto d'amore! né chi più vaglia, ancor si trova il vero; che resta or questo or quel superiore.
Pensavo queste cose stamani galoppando come un pazzo per la campagna, nell'ora gloriosa dell'alba. Il primo raggio di sole dorava le cime delle alte erbe ed i calici spinosi dei cardi colossali, mentre in basso, raso terra, persistevano le ultime ombre violastre, come un rimasuglio della notte. Intorno a me si levavano a nuvoli gli uccelli schiamazzando.
Non creder nulla; non credere. Addio; fa' il dover tuo. Intanto io corro... in soccorso degli uomini santi. Partono tutti. Per opera del re, nel bosco sacro è ritornata la calma. Un giovinetto, recando un fastello di erbe pel sacrificio e meditando sulle cose vedute, manifesta la propria ammirazione: Quanto è grande il potere di Dushmanta!
E un tremito prese tutte quelle ombre. Ed io mi coprii per vergogna e dolore la faccia. Quando riguardai, non vidi più cosa alcuna fuorchè il cielo senza stelle e la vasta deserta campagna e le lunghe e folte erbe che piegavano al soffio gelato. Ma spesso, tra i sogni, vedo tuttavia riaffacciarmisi la dolente visione. Dio dei Popoli oppressi! Dio dell'anime afflitte!
Parola Del Giorno
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