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Aggiornato: 31 maggio 2025
Massimo andò avanti solo e alla prima ombra che trovò si fermò ad aspettare il compagno, seduto sull'orlo di un muricciuolo. Dai giardini veniva un buon profumo di erbe aromatiche. La montagna sparsa di casolari, divisa in quadratelli coltivati, nella piena luce del sole saliva a disegnarsi colla linea grossa delle sue creste sul fondo del cielo.
Da circa due ore il marchese Diego Tiani si trovava nell'appartamento ammobiliato preso in affitto presso il mercato delle erbe, attendendo Maria. Egli passeggiava impaziente nel salotto, mormorando fra sè: Tarda quest'oggi; per fortuna sar
Vedi Guido Bonatti; vedi Asdente, ch’avere inteso al cuoio e a lo spago ora vorrebbe, ma tardi si pente. Vedi le triste che lasciaron l’ago, la spuola e ’l fuso, e fecersi ’ndivine; fecer malie con erbe e con imago. Ma vienne omai, ché gi
Chi si bagnasse a quella, asserivano poter tutto l'anno vivere sicuro da fatucchiere: certe erbe sbocciate e côlte in quella notte, erano il tocca e sana degl'incanti. La quale opinione si collega ad altre che qui non è il posto di commentare, ma di cui alcuna traccia è rimasta viva fin nel secolo delle macchine a vapore, sì in Italia, sì fuori.
Io nutro il mio corpo a mio modo. Lo spalmo con le mie erbe. Bagamoio, col fucile ad armacollo, si allontana nel buio della foresta. bevendo in una zucca il «malafù», vino di canna da zucchero. Com'è buono, questo malafù! Lo voglio serbare per Kabango! Dov'è, Kabango?
Non avvenne come all'osteria, dove si mangiò e si ebbe ricovero pessimamente, e si pagò in ragione inversa del trattamento. Infilate le braccia nelle cinghie della valigia, ed il bastone nel fagotto delle erbe, salutai maestro Giacomo, e andai a raggiungere il mio compagno.
Considera che il sasso ove tu inciampi è parte del tuo Io, come la mano estranea che ti tocca, ed il lontano cielo, e le spiche, e l’alte erbe de’ campi. Considera le linee sinuose del corpo, vive del tuo sangue ardente, qual limite non gi
Flora potè accompagnare il povero cieco in passeggiate sempre più lunghe per sentieri diversi nel fitto delle erbe di mano in mano che al venire avanti dell'ottobre anche la stagione si attenuava in una specie di tenera stanchezza.
Notis, dopo d'averlo visto a correr come un'antilope, verso le foreste, esaminò la sua ferita, vi sovrappose un cataplasma di erbe medicinali e si sedette dinanzi a un vaso ripieno di ebrèk, cibo assai appetitoso e rinfrescante composto di durah ridotto in pasta sottile e un po' agro per meglio conservarsi.
Tre giorni di seguito veleggiò verso libeccio, e crescevano sempre gl’indizi di terra. Sciami di uccelli di svariati colori svolazzavano intorno alle navi; i tonni scherzavano numerosi a fior d’acqua; passarono a breve distanza un airone, un pellicano ed un’anitra; erbe fresche e verdi galleggiavano intorno alla Santa Maria, che parevano staccate quel giorno istesso dal lido.
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