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Diego Colombo da Messina, omicida del 1783, catturato nel 1793, veniva condannato a morte nel 1796. Allorchè gli si fece la grazia di vita, egli era più morto che vivo. Se non fosse stato pel procuratore dei carcerati poveri D. Stefano Tortorici (1788-93) e per D. Antonino Igheras ³⁰⁹, se non ci fosse stata l’opera della nobile Deputazione della Vicaria, che con carit

Aperta la porta don Peppe spinge dentro don Giovanni. I carcerati si allineano, squadrando quest'ultimo con sospetto e curiosit

Don Giovanni apre la «mappatella» e ne cava un fazzoletto, qualche sigaro, un paio di ciabatte che mette a terra sotto un letto. I carcerati cominciano a buttarsi sui letti. Peppe rif

Vince quello sulla cui moneta viene a posarsi la mosca, detto perciò Jocu di pidocchiu, o di la musca, o di carcerati³¹³. ³¹² Triste documento il proverbio: Fa limosina la Vicaria: jetta..., con quel che segue. Di data anteriore, ma pur comunissima nel sec. XVIII, era la canzone: Amici, amici, quadari quadari Purtatemi un quadaru di liscia... ³¹³ Villabianca, Opuscoli palermitani, Ms.

Lottano a terra. Mamma mia!... Nun l'accedite!... Nun l'accedite!... I carcerati fanno per avanzarsi. Don Giovanni si leva col coltello in mano, e li affronta. Peppe è rimasto steso a terra. Romore interno di gente che accorre.

Come si passassero i sette, i quattordici giorni di attesa all’Acquasanta, dove è adesso la Regìa de’ Tabacchi, segregati, quasi carcerati in una nuda cameretta, immagini chi può; mentre il legno, non ammesso a libera pratica, ancorato in rada e sotto vigilanza facile ad eludersi, caricava in quarantena e ripartiva pel Continente.

³⁰⁵ Lo stesso, Il Vespro siciliano, p. 85. Palermo, 1882. I carcerati eran tenuti malissimo in Palermo; orrendamente nelle terre feudali. Il Caracciolo, impietositosene, emanò un bando a loro favore. Questo il 25 aprile 1785. Dopo 10 anni il bando attendeva dell’altro la sua attuazione.

E quelle erbe vetriole, che spingendosi per le commettiture delle pietre hanno trovato modo di sbucare fuori, non paiono le preghiere dei carcerati, che escono a stento da coteste mura?...

Zt!...» fece il carceriere, premendo la mano sopra la bocca della sentinella. Poi, con un tono serio e profondo, Che? come? due carcerati? Poffar mio! Camerata, so che tu burli». Posò ancora in terra la lanterna, borbotton borbottone; si tornò a sedere dinoccolato presso di quella; pensò, vi bevve sopra, e tacque un momento.

Noi siamo foglie davanti al soffio della Provvidenza; ed io, qui presso a queste mura dolorose, imparo la ragione per la quale Gesù Cristo annoverò la visita dei carcerati fra le opere di carit