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Aggiornato: 7 luglio 2025


Stai a far conversazione coi carcerati; e di più dici loro quello che non devono sapere! Penserò io a farti castigare! Ti farò cacciare in cella oscura, a digiuno rigoroso. Signor giu...giudice! Meriteresti di starci un pajo di mesi. Signor... Animo! prepara la stanza degli esami; portavi i lumi e tutto l'occorrente.

Il colonnello comandante, un maggiore, quattro capitani, un luogotenente, due sottotenenti. Tre mesi addietro, di cotesti nove, uno era poeta, due avvocati, uno mercadante di tele, uno fotografista, uno notaio, uno ingegnere, uno agricoltore e uno letterato; quasi tutti soldati volontari nelle guerre italiane dell'indipendenza, indi esuli, o carcerati.

A questi salutevoli conforti non providero le istituzioni umane; ma la religione che, mentre tutta sembra intenta al cielo, non abbandona mai in terra chiunque dubita, travia, combatte, patisce, ha scritto fra i più assoluti precetti della misericordia il visitare i carcerati . Le convenienze degli uomini, le quali nulla hanno a fare col vangelo, delle carceri hanno formato un luogo di squisiti tormenti per l'uomo, non reo perchè non ancora sentenziato. Ma nei paesi cristiani non hanno ancora rimosso dal sofferente le consolazioni della piet

In questa ecco passare presso un plebeo romano dalla lingua mordace, e dagli atti petulanti, il quale avendo inteso la domanda della giovane, quasi invitato dalla onesta bellezza delle gentildonne, rispose: E' sono archetti tesi dai carcerati alla carit

È na schifezza! Nce avimmo fa sentì! Signori mieie... A rapporto! A rapporto! Nun 'o vulimmo! Pe stanotte arrangiateve. Avanti! All'uscita dei secondini i carcerati si raggruppano tutti sul davanti della scena. Un silenzio. Avite ntiso?... Che bulimmo fa? E c'avimmo fa? Cc

È la prima volta che mi capita di vedere una testa direttiva che riconosce i diritti dei carcerati. Di solito i direttori dei nostri giudiziari sono un po' come i direttori delle caserme dei forzati in Siberia, descritti dal Dostoïewsky un autore che non mi lascia mai uscire dalla tristezza.

La porta s'apre con un romore di chiavistelli. Entrano i tre secondini. I carcerati si sberrettano, si allineano davanti ai letti come in atteggiamento militare e rimangono muti. Il tatuato Totonno se ne sta con le braccia sul dosso: Rafele ha nascosto le carte. Peppe, impiedi anche lui, rimane pensoso, con gli occhi a terra. La porta si richiude.

C'hai dittu? Aggio ditto... ce steva nu se' carrì nuovo nuovo... Nn'arzari 'a voci! (si guarda intorno. I carcerati hanno compreso e fingono di occuparsi a cose loro, guardando sott'occhi) Vuoi mi pigghiano pe chiddu ca nun sugno? (sottovoce) Dammi. (Peppe gli d

Macerati dall’ozio i carcerati in comune cercavano romperne la insopportabile monotonia con passatempi pei quali non occorreva loro altro che una moneta e ciò che il sudiciume purtroppo non fa mancare in tanta miseria: gli insetti³¹². Il pediculus capitis e la mosca erano i preferiti; e da essi prendeva nome il passatempo, quanto schifoso altrettanto alieno da inganni. «I carcerati, dice Villabianca, son quasi ignudi; prendono una moneta e vi fanno volare le mosche della camera.

E i carcerati devono essere stati a migliaia e forse si è dovuto pensare che c'era un modo di risolvere la questione sociale in Sicilia: quello di mantenere gli affamati a spese dello Stato nelle prigioni. Per molti l'arresto è stato seguito dall'invio a domicilio coatto! Oltre mille, infatti si crede che siano i cittadini inviati nelle isole senza alcun processo.

Parola Del Giorno

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