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.... Or tu sei pura come il fil di luna che di silenzio il tuo lettuccio fascia: tu sbocci dalla vita che ti lascia siccome fronda dalla scorza bruna: i tuoi occhi socchiusi hanno tra i cigli un sogno d’alba che per vie di cielo salga, spargendo rose senza stelo frammiste a nivei calici di gigli: e in pace arridi alla tua morte bella, tu fra le braccia mie, tu consolata dalla mia passïone, o Innominata che nel nome di Dio mi sei sorella.

Mi avanzavo nella luce del sole nascente, nell'umidore dei prati e i calici bianchi dei convolvoli e gli occhi azzurri delle pervinche si aprivano intorno a me come mani tese di amici, come sguardi di sorelle. Tutti i rumori del bosco erano canzoni, i pigolii dei nidi erano tutte preghiere ed io pure cadendo in ginocchio pregai in mezzo alla natura in festa come dinanzi all'altare di Dio.

La tua man breve, passando, i fiori coglie: par tra le foglie, tra i calici di neve una farfalla, lieve. Ma, come pieno è il grembo, ti riposi: palpita il seno, bevono il gran sereno li occhi meravigliosi; e dolcemente stan su i fiori adagiate le mani. Oh fate, belle mani adorate, il gesto che consente! La Luna diffonde pe' cieli suo latte: a lei, chiuse e intatte, sospiran le selve, profonde.

Anacrëonte, cantor dei fervidi Baci e degli inni nati fra i calici E delle porporine Rose allacciate al crine. Sedea pensoso, stringendo l'abile Stil nella destra, la intatta tavola Sulle gambe giacente Guardando avidamente. Un sacerdote dall'occhio linceo Di l

Invano le colline s'indoravano per lui al primo raggio del sole; invano i rosolacci disposti a gruppi, a manipoli, a file serrate, agitavano i calici scarlatti sui ciglioni dei prati; invano le monacucce facevano pompa degli steli diritti e dei fiori incarnatini in mezzo alle spighe biondeggianti del grano.

Infatti i loro calici di una vera bellezza orgiaca, screpolandosi sotto la pressione di un turgore febbrile, lasciavano spiovere i petali stancamente, coi pistilli tremolanti nei colori più vivi delle gemme. Giorgi si sentì turbato dinanzi alla volutt

S’abbraccian sorridendo in mezzo al verde I due giovani amanti, Mentre un trillo di rondine si perde Sotto l’arco dei cieli azzurreggianti; E dappertutto, nei cespugli ombrosi, Nei calici dei fiori, entro la bionda Messe e nei nidi ascosi, Freme il bacio che avviva e che feconda. Sogni tu forse le gialle radure, Sogni tu forse le calde pianure Arse dal sol?

Giardini oscuri, simili a foreste vergini, carchi d’èlitre ronzanti entro socchiusi calici, formanti a quete ville una gelosa veste: giardini oscuri, ove il colloquio delli alberi varia a ritmo d’acqua e d’aria, date una fronda anche alla solitaria che si sofferma, pallida, ai cancelli.

Da l’agile coppa ove i petali Di giallo velluto carnoso Dischiude in silenzio, una pallida Vïola mi fissa con guardo pensoso. Io vidi altre volte due supplici Cari occhi guardarmi così: Quegli occhi per sempre si chiusero, Con essi un amore nel vuoto sparì. Se è vero che i morti risorgono Dei tronchi nei vividi umori, Nei fili dell’erba, nei pòllini. Nei calici freschi, ridenti dei fiori,

Il plenilunio sta, Dame e Messeri, placido in sulle rive ai lenti fiumi: dormon le cacciatrici ed i levrieri, dolcemente nascosti dentro ai dumi delle selve discrete, ed ai severi studii il saggio, a vegliar fin che consumi la vigilante fiamma, a' gran' misteri dona la mente e il cuore: or van profumi dai calici socchiusi ed armonie vagan misteriose pei giardini.