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Aggiornato: 18 maggio 2025
Daverio era moralmente e fisicamente il ritratto d'Anzani. La strada, ove ebbe luogo quella carica di cavalleria era incassata, tagliando quasi ad angolo retto delle collinette coperte di vigne; sui ciglioni di quelle colline, erano scaglionati distaccamenti della Legione Italiana, e come riserve, alcuni uomini d'un reggimento pontificio allora al servizio della Repubblica.
A Riva, noleggiarono una barca, e senz'apparato, per non dar sospetto nessuno, il Palavicino, la Ginevra, l'Elia colle due persone di servigio si affidarono all'acque. Ventando la breva, traghettarono a volo il mesto lago di Mazzola attraverso gli irsuti canneti. Il cielo appariva sgombro e lucentissimo; il sole gettando nelle onde i suoi raggi, vi generava giuochi di luce, che variavano senza posa. Per essi che venivano dalla squallida Spluga e dalla chiusa Chiavenna, i nudi scogli e i brulli ciglioni del monte, non bastavano a scemare la giocondit
Un piazzale partito ad aiuole di giardino, e ornato di spalliere di aranci e limoni, correva sulla fronte dell'edifizio. Tutt'intorno, la collina era coltivata, e i ciglioni delle fruttaglie, coperte di pampini, mostravano che il dilettevole era stato sacrificato all'utile dai signori del luogo.
Sulle cime che dominano le valli di Fenestrelle, in cui si sbalza il torrente Chiusone, il rovaio, spezzandosi nelle forre dagli acuti ciglioni, dalle frementi profondit
Invano le colline s'indoravano per lui al primo raggio del sole; invano i rosolacci disposti a gruppi, a manipoli, a file serrate, agitavano i calici scarlatti sui ciglioni dei prati; invano le monacucce facevano pompa degli steli diritti e dei fiori incarnatini in mezzo alle spighe biondeggianti del grano.
Discorriamo d'Oropa. O meglio ancora, avviamoci. È una delle più belle passeggiate, per la strada pittoresca, e perchè la meta, celata nel seno del monte, invoglia a continuare sempre il cammino per iscoprirla. Prima del 1620 non era il caso di dire avviamoci. Oh no! bisognava baciare i cari e la soglia della casa, poi mettersi al pellegrinaggio, per selve, per frane, per stagni, per ciglioni di precipizi. Che parolacce le sono queste? Oggidì, grazie all'abate Bertodani, si passeggia su una strada larga, liscia, ombreggiata, ad ogni tanto facendo sosta al parapetto per contemplare o una cappella, o giù la vallea col mugghiante Oropa, o la vetta su del Mucrone, oppure per cogliere una margheritina e per interrogarla. Purchè si eviti il sabbato, giorno in cui i valligiani salgono a vere processioni, e l'ora in cui passano gli omnibus fragorosi. E va, e va: il santuario si scopre solo all'ultima voltata della strada: apparisce un aggregato immenso e basso di fabbriche diverse, tutto bigio, con una cancellata a lance d'oro, sullo sfondo di un monte arsiccio. Tutti quelli che lo descrissero usarono le cifre, dicendo le misure, la fondazione, gli ampliamenti, e via: io vorrei adoperare la matita, ma non so proprio da dove incominciare, nè so metter giù le linee da ingegnere o da prospettico. Pazienza! chiudo l'albo e m'abbandono alle impressioni. Il primo cortile ha l'aria animata di un luogo di fiera: la piazza, da cui vedesi il piano del Vercellese e del Novarese, la scalea barocca piena di gente oziosa e sdraiata, la fronte dell'edificio reale colle statue dipinte e gli stemmi d'oro, i porticati dorici, tutto mi piace e mi ricorda qualche cosa di Genova: il secondo cortile colla fontana, la chiesa e i pratelli mi d
L’aspetto di questi monti è d’un colore indefinibile tra l’azzurrognolo ed il rossastro se nudi; e se coperti di alberi, disseminato di macchie folte, irregolari, come capricciose, finchè lo comportino le immani rocce e le piccole balze, dove cadenti in bruschi ciglioni a picco, dove correnti in dolci linee di curve, di rialzi, di frastagliature, di punte, lisce, dentellate, taglienti, non tentate mai dalla mano dell’uomo.
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