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Aggiornato: 5 giugno 2025
Dopo gli urli il Papa gli si buttò in ginocchioni davanti e lo adorò riconoscendolo per suo sovrano , poi lo unse, insieme al suo figliuolo: Carlomagno offerse subito a san Pietro due tavole di argento, e calici, e patene con altri arnesi di religione, che valsero un tesoro; e per istare in pace con tutti di preziosi doni presentava altresì san Paolo, san Giovanni Laterano, e santa Maria maggiore. Eginardo nella vita di Carlomagno racconta, ch'ei fu colto alla sprovvista; della sua incoronazione sapeva nulla; se avesse potuto addarsene saria rimasto piuttosto senza messa; nè sonano diverse le altre vite di Carlomagno, chè gli uomini quantunque storici, anzi soprattutto gli storici appaiono pecore per andare uno dietro l'altro senza nè sapere, nè curarsi sapere lo perchè. Carlomagno grandissimo tra i potentati del suo tempo non sembra che avesse a contentarsi di dignit
Su 'l vespro converranno a una tenzone, ne l'orto pien di fonti e di roseti, donne, scultori, musici, poeti, principi, come in un decamerone. E ne 'l convito calici e bicchieri far
Dopo alcun tempo da che durava quel convito, e da che i commensali, consunte le vivande, non attendevano che al vuotare i calici ed al novellare, s'udì elevarsi al di fuori un gran clamore con ripetuti prolungati evviva.
Come sono belli; io vi amo e vi saluto. Vi amo perchè dai vostri calici spira una dolcezza triste e solitaria; v'amo perchè la bruna fanciulla poetica pure vi ama; v'amo infine perchè siete i fiori, i figli della primavera. *Dei piaceri nell'estate.* Le tiepide aurette primaverili più non scuotono mollemente la nera treccia di capelli.
Coleremo i calici; daremo loro i vasi sacri, fatti a pezzi. Il Signore non ha bisogno di quei vasi; egli preferisce abitare nei vostri petti, che sono il suo tempio vivo ed eletto, non fatto da mano umana ma creato da lui, per la sua gloria, osserva.
prono su la cerulëa sorgente tutte le membra, in atto di ristoro, v'immerge una sua grande anfora d'oro con tardo gesto, dilettosamente. Piegano a 'l peso de 'l metallo cavo i calici de 'l loto; e treman l'acque poi che l'efébo, ignudo come nacque, in chinarsi v'intinge il suo crin flavo.
Volgetevi indietro e mirate! Per tutto forche, roghi, mannaie e calici di veleno! Ebbene! questo ferale apparato è la culla gloriosa della vera vita del Popolo; è il trono della sua maest
Egli si sentiva scorrere un brivido per l'ossa. Accendevano un cerino, penetravano nella sagrestia, scassavano l'armadio.... Che luccichio d'oro e d'argento!... Cacciavano nelle tasche di dietro della cacciatora calici, pissidi, turiboli alla rinfusa.... Riattraversavano la chiesa, uscivano.... A chi avrebbero venduta tutta quella roba?
La madre e i tre figli sono tutti seduti nel salone della festa al così detto pranzo di famiglia, sulle seggiole di seta rossa, chinati sulla trapunta tovaglia di Fiandra, sotto la luce di una gentile lumiera di Murano, e fra i calici arrubinati e le argenterie scintillanti.
Sovvienle allor del suo destino. Non ha che sè, per compiere il cammino. Non ha che sè, per l’oggi e pel domani. Beve alle pozze d’acqua, strappa more alle due siepi, e cupida le addenta. Sol di questo, e d’un sogno, ella alimenta il soffio della vita interïore. Ella sa d’un giardino ove i rosai l’attendono, dai calici di fuoco l’anima vaporando a poco a poco verso l’Ignota che non giunge mai.
Parola Del Giorno
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