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Aggiornato: 13 giugno 2025


LIDIA. Come può amarmi se sa ch'io amo altrui? AMASIO. È tanto l'amor sviscerato che vi porta che, sapendo che voi non siate vostra ma d'altri, non lascia far cosa per liberarvi dall'amor di questo ingrato di Cintio. LIDIA. Come sapete voi che m'ami? AMASIO. Ragionamo spesso de' vostri amori. LIDIA. L'ho veduto io mai? AMASIO. Come avete veduto me. LIDIA. Ha ragionato meco mai?

ERASTO. Capitano, dite come passò il tutto e con veritá, e quanto avete visto. CAPITANO. Quel che dico l'ho visto con questi occhi. Alle due ore di notte vidi Amasia nella casa di Cintio venir ad incontrar Erasto fin in mezo la strada, abbracciarlo e baciarlo; ed egli, condottola poi su, se l'ha goduta in sino a giorno; poi l'accompagnò sin alla strada e si licenziò da lui.

NARTICOFORO. Qui non può esser veritá alcuna; vedrò altrimente Narticoforo se non vedo me stesso, Cintio mio figlio se non vado nel diversorio dove l'ho lasciato. MORFEO. Che dimandate pa... padre ca... ca... caro? GERASTO. Ecco il suo figlio Cintio. NARTICOFORO. Questa non è l'indole di mio figliuolo. GERASTO. Questo forastiero ha caro vedervi. Morfeo. Chi è questo fo... fo... forastiero?

CAPITANO. Ti mostravi assai schivo di darmi tua figlia per isposa, che non l'accetterei per una fante di cucina: io te la renunzio ancorché sapessi che per me ne avesse a crepar di martello. Adio. PEDOFILO. Va' va'. ERASTO. Ma ecco la balia di Cintio, viene a tempo: questa è pur stata mezana de' nostri amori. BALIA di Cintia, ERASTO, PEDOFILO. ERASTO. Balia balia, vien qui per amor mio!

Parlerò di modo che alcune parole ne ascolterá egli che li parranno che vadino in suo favore, e parlerò basso poi quelle che non voglio che ascolti. Balia balia! accostati a me. BALIA. Eccomi, signora mia. AMASIO. Di' a Lidia che ascolti dalla fenestra ch'ora ragionerò di lei a Cintio, perché me ne porge occasione; e aiutami come m'hai promesso.

MITIETO. Talché, per dirvelo liberamente, Cintio mio caro, maggior bellezza accompagnata da onestá, maggior chiarezza di sangue congionta con umiltá trovarete, maggior amor senza gelosia si vede in donna giamai di quello che porta ella a voi. E se in tutte le cose è qualche termine o modo, solo in amar voi ella non serva termine modo.

Come ora stava ragionando col padre, se ora stava ragionando meco? DULONE. Alcun di noi sta fuor di . Dove voi avete ragionato con Amasia? ERASTO. In casa di Cintio, in quella finestra sovra la porta; nel por che tu facesti il piè nella strada, ella fu chiamata e partissi.

DULONE. Veggio venir fuori Cintio da Lidia, e viene a tempo. AMASIO. Sento nominar Cintio. Ancor sta qui questa bestia che non lascia far i miei fatti? eccomi qui per sbestiarti, bestiaccia! CAPITANO. Qui ci manca un schiaffo e una mentita: sta da lungi e non posso dargli lo schiaffo, pazienza! della mentita non posso farne di meno.

DULONE. Oh che ventura, capitano, ecco Cintio, quel che tu tanto desideravi! Vorrebbe passare innanzi e non può per esser visto da voi. CAPITANO. Cintio è costui? Cintio? Per vita di Marte, altri che lui non desiava: non mi posso piú tenere che non mi lassi correre! Olá, chi sei? passa alla larga: non s'incontri meco chi vuol pace!

CINTIA. Quanto Cintio vi dice è tutto vero; e fate conto ch'io e Cintio siamo una cosa medesima: che vi parli con la mia bocca, che vi ami col mio core, ch'io sia la sua mente, ch'io sia lui tutto; e quando non possiamo essere insieme, egli se ne afflige quant'io, e quando vi ha sodisfatto, n'ha quel gusto che n'ho io.

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