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Aggiornato: 19 giugno 2025


Appena fu solo, Mario Vergalli ruppe con mano tremante la busta ch'esalava il noto profumo di violetta. Amico mio gli scriveva la Teresa, Probabilmente riparto, mi dicevate oggi nel lasciarmi. Non oso cercar di rimovervi dalla vostra idea, non voglio discuterla. Può darsi che abbiate ragione; può darsi che, dopo quanto è successo, la vostra risoluzione sia la più savia.

E così dicendo rompe la busta e ne leva cinque biglietti della Banca Nazionale, che sventola ad uno ad uno e guarda attraverso la luce della finestra. A quella vista, a quel fruscio, Donato sbarra tanto d'occhi e si sente come mozzare il fiato.

La posta che portò le prime bozze di stampa alla giovanissima poetessa, portò anche una lettera, listata di nero, dalla Svizzera per sua madre. Mamma, gridò Nancy togliendo dalla larga busta i fogli stampati e facendoli trionfalmente sventolare; guarda! Ma guarda, mamma, le bozze! Questo è il ~mio libro~! pensa che è il mio libro! E la fanciulla, chinando il viso sui sciolti fogli li baciò.

Un'altra lettera, più fresca, chiusa ancora nella sua busta, col suggello rotto, ma intelligibile negli arabeschi di un piccolo stemma; la carta sostenuta, perlacea, sparsa di stelline; la calligrafia di una eguaglianza perfetta: «Se tutto quello che mi avete detto è vero, se io sono ancora per voi la più adorabile delle donne, venite oggi alle cinque. Sarò solaNessuna firma.

La stanchezza fisica gli procacciò subito un tal sonno che potè dormire tutta la notte. Dormiva ancora, quando l'Angiolina gli portò il caffè in camera la mattina verso le sette. Insieme al caffè sul vassoio c'era una lettera che un ragazzo aveva portato poco prima... una lettera di Flora. Ne riconobbe subito la scrittura larga ed energica sulla busta di carta verde: ma non osò aprirla subito.

Trasse una lettera, ancòra con la busta aperta; la ripercorse con l'occhio, temendo che il ribrezzo, l'odio, la certezza della fine, le avessero suggerito qualche parola di rimprovero o d'ingratitudine. Il senso ne era calmo ed affettuoso; nessun cenno alla scoperta della notte; perchè aggravare la disperazione d'Emilia con la possibilit

Gli gettò una busta che Battista afferrò vivamente; accostatosi al lume, il servo aprì la busta e si mise a contare i biglietti. Lisa, di fuori, udite le voci dei due uomini, non potè frenare la sua curiosit

Gli venne un sospetto. Che sia davvero vile? domandò a se stesso. Stracciò la busta e lesse le poche righe. Vile! esclamò. Davvero vile! Il biglietto, scritto colla mano tremante, diceva: Non posso! Tanti innocenti..? Tanti, tanti innocenti! motteggiò.

L'aveva tenuta in casa, da fanciulla, presso la macchina da scrivere, e ogni sera Folco vi aggiungeva una pagina di note o di traduzione. La busta sapeva la povera vita oscura d'altri tempi. Gioconda vi aveva, più di una notte insonne, posato il capo a piangere, l'aveva serrata al petto con furore, quasi la busta avesse contenuto, inesplicabile e misterioso, l'avvenire di lei.

Marco invece era troppo eccitato quella sera per aver sonno. Aprì la cassetta della scrivania nella quale doveva riporre i documenti di famiglia che aveva riportati. Pose la sua fede di battesimo in una busta con quelle de' suoi fratelli e d'una sorella. Erano stati quattro, ed ora si trovava solo.

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