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Aggiornato: 7 giugno 2025
Vuol essere servito molto delicatamente, e nel principio del suo pontificato non bastavano venticinque piatti; beve molto più, che non mangia: il vino è possente, gagliardo, nero e tanto spesso, che si potria tagliare col coltello, e dimandasi mangiaguerra. Relazione di Bernardo Navagero.
Non andrò più al mare, al mare, sulla spiaggia vo' morir.... È un ritornello adattatissimo per il trasporto di qualcuno: ma ecco la mia consolazione. Beve.
Mi piaci, Mabima, ti ho scelto fra tutte. Sei la più bella, sei l'unica, e ti porterò con me senza fermarmi. Mi piace bere ogni giorno alla tua bocca la forza necessaria per continuare la marcia e la lotta. Partiremo domani; ma ora pregusto la notte piena di musiche soavi. Ecco la luna. La foresta beve gi
Ma no; il Lesarini vi ha da raccontare quel che egli mangia e quel ch'egli beve; e mentre voi, per convenienza, gli rispondete un «ah!» che vuol dire e non dire, egli vi guizza di mano. «Lasciami, perchè ho fretta; debbo andare da Bauer.» E vada pure; ma non senza fermarsi otto dieci volte per via, raccontando a tutti la medesima storia.
Marfisa scherza con le monacelle, e mangia e beve, e non è piú ritrosa, e alla badessa un giorno in mezzo a quelle diceva, in faccia tutta vergognosa: Vi prego, madre, le mie maccatelle dimenticate e siatemi pietosa. Vorrei che il mondo tutto si scordasse e che di me nessun piú ragionasse.
Come fu, come non fu, Luchino, di ritorno da una corsa, beve una coppa di vino, ed è preso da dolori atroci; chiamano quel dottissimo Matteo Salvatico, il quale nel visitarlo impallidisce, guarda in viso alla signora che piangeva e strillava, si pone un dito alla bocca, e chiesto che mal fosse, risponde in aria di oracolo: Un bel tacer non fu mai scritto».
Allorchè si beve molto alcool questo s'elimina abbondantemente pei reni, e le urine ne sono ricche, pero il trovarsi esso in quest'ultime può dipendere dalla fermentazione del glucosio e decomposizione di esso in alcool ed anidride carbonica, avvenuta fuori dell'organismo.
Discopron elle in tra' capei prolissi, ridendo a sommo, il ventre bianco e il petto. Or, prono a la soave riva, il lene Ila sente vanir sua conoscenza, quasi di bocca la divina essenza d'un frutto gli si strugga per le vene. E le najadi in lunga teorìa sorgon, gli avvincon de le braccia il collo. Ila chiomato, oh simile ad Apollo! Ei beve, ei beve; e il caro Ercole oblìa.
TEDESCO. Dico ca mie ostellerie non stare ospitale; e veneste con uno imbriago che se bevé tutte le vine de mie ostellerie. PEDANTE. Aedepol, maxime verum! TEDESCO. Bevé vine fauzamiche, scippacapil, moscatelle, trebiane e vine falanghine de Pezzulle; e dicere vui che tutti li vini che finivano in «ano», tutti stare vini eccellenti. PEDANTE. Sí bene.
Come il veggio cader dal cielo come una nubbe, vengo in piazza e lo ricevo nella palma; ché si desse in terra, se ne andrebbe fin al centro del mondo. LECCARDO. Che bevea? il mangiar il pane solo l'ingozzava e potea affogarsi. O si morí di sete? MARTEBELLONIO. Bevé un canchero che ti mangia! LECCARDO. Oh s'è bella questa, degna di un par vostro!
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