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Aggiornato: 4 giugno 2025


Era una morte quasi dolce, la ferita non le doleva più: distese le gambe, e la sua mano incontrò la testa ricciuta della bambina, che le si chinava sul grembo per prendere la tazza. Bevi, se non vuoi morire, diceva Bettina, tendendole la tazza alle labbra: ma dammi prima un cioccolatino. E il suo riso goloso diventava crudele nell'attesa. Non ne ho più; mormorò la morente.

, piacciono anche a Bettina: comprale due o tre soldi di cioccolatini, andrò io a portarglieli. Non odi come dura a piangere? La signora Veronica sar

Intanto il professore passava la giornata a desiderare la riapertura della scuola. Il signor Bartolommeo era anch'egli un po' brontolone come la signora Bettina, si lagnava del Governo, del Consiglio provinciale, del Municipio, del Preside, dei professori, del cancelliere, degli scolari.

Improvvisamente Tina le rispose: Debbo uscire. Non resterai fuori molto? Non lo so. Bettina era gi

In tutta la notte l'anellino e le giarrettiere le aveano parlato all'orecchio. S'accostò alla finestra e si mise ad ammirare i regalucci, stropicciando una cocca del grembiale sull'anello lucente. Bello, bello! faceva donna Bettina, di sulle spalle della figliuola. Chiarinella stese la mano, staccò la piccola calza dalla spalliera del letto e vi guardò entro. Il suo cuoricino batteva forte.

La mamma, non osando parlare, accettò dalla signora Veronica la propria parte di costoletta; nel piatto ne rimaneva ancora un pezzo con alcune patate per Tina, ma questa ascoltava nuovamente il pianto della bimba, che il dolore all'orecchio aveva destato. Pareva un cagnino che uggiolasse, e il suo lamento era così monotono che non vi si intendeva alcun appello. Soffriva indarno, abbandonata. Tina ci pensava con un senso quasi di rancore crudele, mentre poco prima il suo cuore se n'era commosso sino a piangere dentro di tenerezza. A che pro? Nella vita v'è sempre qualcuno che nasce non si sa perchè, solamente per soffrire i capricci degli altri, che lo allevano anch'essi senza motivo, perchè questo è l'istinto. Bettina aveva pianto sino dal primo giorno; quindi la madre vi si era abituata e, senza essere peggiore delle altre, non aveva per lei che i riguardi, coi quali si trattano i cani ammalati: una certa condiscendenza soccorrevole, che fa piacere a chi l'esercita come una prova della propria bont

Il professore Antonino ci pativa a sentir questi discorsi, e l'idea di condurre a passeggio sua sorella gli metteva i brividi addosso.[XIII.12] Egli non era elegante. Il suo cilindro con un dito di unto, il suo soprabito spelato rispondevano appieno alla sua posizione sociale di pubblico insegnante, ma in fin dei conti egli non aveva un cappello cremisi con piume verdi, due ricciolini neri fatti a forma di punto interrogativo ornavano le sue tempie. Dimodochè, anche nelle vacanze, egli trovava mille occupazioni immaginarie per esimersi quanto più spesso gli fosse possibile dall'ufficio di cavaliere servente di madamigella Bettina. Piuttosto, dando fondo a tutti i suoi risparmi, egli si rassegnava a mandarla a sue spese dal 15 settembre al 15 ottobre d'ogni anno presso una famiglia di conoscenti che villeggiava a breve distanza dalla citt

Lassù, in quella stanzuccia al quarto piano, ci dormivano la Malia, ch'era ballerina a una baracca, donna Bettina e il marito. La Malia andava al concerto per tempo e toccava alla madre accompagnarla; la ragazza tornava di notte tutta freddolosa nello scialletto rosso, con le mani nel manicotto spelacchiato, che lei stessa s'aveva fatto dalla pelle di un gatto bianco e nero.

E trascinandosi sino al letto, con uno sforzo che dopo la fece piangere, attaccò al bastone della spalliera una piccola calza bucherellata. La Bettina in tutta la giornata tornò a casa due volte e poi riescì per accompagnare Malia che faceva Venere, in Orfeo. A notte la piccina, che sonnecchiava, udì una voce maschile su per le scale e la voce di Malia. Diceva Malia: Addio... ciao... grazie...

Tina andò dritta nell'altra camera della piccola Betta, che avendola riconosciuta si era messa a gridare. Eccomi, eccomi, Bettina. Ma questa invece di essere alzata, come aveva detto la mamma, era solamente seduta sul letticciuolo, affagottata in quel vestone rosso, che faceva sembrare anche più pallida la sua faccia gonfia e sformata dalla scrofola.

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