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« Tu sei un angelo, mi rispose singhiozzando; ed io debbo perderti, lasciarti per sempre... «A quella parola una luce fatale si fece nella mia mente. Misi un grido e scoppiai in pianto. «Povero, caro babbo! Egli, tanto ammalato, mi consolava in quel supremo dolore. « Il tuo cuore ti ha detto la verit

Nel giorno successivo, quando il dottore venne a visitare il suo ammalato e gli ebbe toccato il polso, fu l'ammalato che toccò il polso al dottore e gli disse sottovoce, perchè Ernesta non intendesse: oggi no, Agenore, oggi no.

Poi esce. NICOLETTA si appresta a versare il caffè. Intanto PIERO ha offerto i sigari al Pucci e a RAIMONDO. Piero, sai chi ho incontrato venendo qui? Giacomo Accardi. Ah! Com'è invecchiato! Fu ammalato? Ebbe delle disgrazie? Che io mi sappia! Chi è Accardi? Un nostro vecchio amico. E non lo conosco? Volgendosi al marito. Piero, se mi hai detto che li conosco ormai tutti i tuoi amici?

qui finisce l'influenza fatale di Astura: anche il successore di Augusto, Tiberio, si ammalò in questo luogo poco prima della sua morte. Ecco ciò che narra Svetonio: «Ritornò in tutta fretta in Campania e, giunto ad Astura, vi cadde ammalato.

Non ne ho voglia, stamane; rispose il giovine. Del resto, non starò fuori più di un'ora. Ma in quella che Lorenzo parlava, la giovinetta aveva potuto scorgere com'egli fosse pallido in viso e turbato. Che avete, Lorenzo? Voi siete ammalato.... No, buona sorella, non ho nulla; ho letto molto e ho bisogno d'aria. Addio; tra un'ora e mezzo alla più lunga, sarò di ritorno.

Giunse in vece sua un recluso dei fatti di maggio. Che aveva? Era egli ammalato? Nessuno ne sapeva niente e nessuno ci voleva dire niente. Alle nostre interrogazioni, si rispondeva con smorfie che suscitavano una curiosit

Ernesta stette zitta. E che Leonardo e tu vi vogliate bene come nei primi giorni! Ernesta zitta. E dimmi un po' dove è andato tuo marito? A Spa per fare i bagni. È ammalato? Agli occhi. Gravemente?... Spero di no.... Tutte queste domande imbarazzavano molto Ernesta; ancora un paio e la non avrebbe saputo che rispondere.... fortunatamente entrò in quella il dottor Agenore.

Questo Capitolo ormai troppo voluminoso ci costringe a tralasciare il racconto di una serie di piccole perfidie, e di piccoli fatti d'arme, quasi tutti tra loro somiglievoli, pei quali Manfredi, sotto il Pontificato di Alessandro IV, vinti gli esterni e gl'interni nemici, riconquistò tutto il Regno di Napoli. Più grave caso, e degno di memoria è quello pel quale Manfredi di Vicario giunse a farsi nominare Sovrano del Regno di Napoli; e qui lasciato Niccolò Iamsilla scrittore ghibellino, mi fa mestieri appigliarmi a Giovanni Villani di fazione guelfa. Narra dunque costui, «che Manfredi, vedendosi in istato ed in gloria, si pensò essere Re di Sicilia e di Puglia; e perchè ciò gli venisse fatto, si recò ad amici con doni e promesse i maggiori Baroni del Regno; e sapendo come del Re Corrado suo fratello era rimasto un figliuolo chiamato Corradino, il quale per diritta ragione doveva essere erede del Reame di Sicilia e di Puglia, pensò una frodolenta malizia per esser Re. Adunati tutti i Baroni, propose loro cosa si dovesse fare della signoria, perocchè egli avesse novelle come il suo nipote Corradino fosse gravemente ammalato, e da non potere mai reggere il peso di un Regno. I Baroni consigliarono che mandasse suoi ambasciatori in Lamagna per sapere dello stato di Corradino; e se fosse morto, od infermo, fino d'allora protestavano volere Manfredi per Re loro. A ciò si accordò Manfredi come colui che aveva tutto fintamente ordinato, e mandò ambasciatori a Corradino e alla madre con ricchi presenti e grandi profferte; i quali giunti che furono in Isvevia trovarono che la madre del garzone, Elisabetta di Baviera, come donna di gran cuore ed avveduta, gli facea buona guardia, tenendolo confuso con diversi fanciulli di sua et

Senonchè, fino a tanto si sentiva in gambe, non c'era verso di cavarne un costrutto, e le fiamme dell'inferno, che gli davano molestia quand'era ammalato, gli sfioravano a pena la cute, quando era sano ed aveva fatto una buona digestione.

Il cordoglio del Conte Alberico non ebbe più limiti. Cadde ammalato.