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Brunello stava per perdere una fortezza; le sue linee di difesa erano sfondate dalle artiglierie di Fabiano, e la cavalleria s'avanzava a disperdere i resti d'un esercito in fuga disordinata. Si udì battere discretamente all'uscio, con le nocche delle dita. Avanti! disse Fabiano. Elia Polacco entrò.

Ed ora sfondate i battenti della porta, che scricchiolano sui loro cardini vivi!... La bella terra di Spagna è stesa davanti a voi, tutta bruciata dalla sete e tutta pesta da un sole implacabile. Essa vi mostra il suo ventre abbrustolito e disseccato.... Correte, correte dunque a soccorrerla!... Perchè mai indugiate?

Sui prati dell'Altino, il Vecchi da Lodi si scontrò nei soldati del Finaro e , fino a tarda sera, altro che botti sfondate! Cento cinque genovesi restarono, tra morti e feriti, sul campo. Dei Finarini, che erano appostati in luoghi eminenti, o coperti, pochi furono feriti, e questi dalle cerbottane, coi lor tiri di rimbalzo e lontani. San Giorgio, come si vede, tirava innanzi a dormire.

Quando vennero fuori della rocchetta i primi soldati, che solevano appostare le bolle ortolanine per volere di esse il dondolo, e per pungerle con qualche arguzia sguajata, si conobbe il fatto. E così la mattina per tempo la notizia si diffuse, e il verzajo (così chiamano a Milano il mercato delle erbe e delle civaje, che allora tenevasi in piazza Fontana) fu tutto un pettegolezzo, un raccontare e domandare della grande ribellione che avevano fatto i prigionieri nella rocchetta di porta Romana, ammazzato i soldati, sfondate le porte, alcuni fuggiti, altri ripresi; e due singolarmente (chi fosse non importava; gi

È vero! brontolò il Collini, chinando la testa. Il vecchio Vitali è un tristo; riprese l'uomo vestito di nero; le sfondate ricchezze che egli ha, non sono sue. Non vi è ignoto com'esse provengano da un nostro deposito, che egli non ha voluto restituire, e di cui si ostina anzi a negare l'esistenza.

I Francesi mossero da Civitavecchia a Roma la mattina del 28 aprile: erano 6000 e più provveduti di tutto; la sera giunsero a Palo e vi si fermarono; il 29 accamparono a Castello Guido 18 chilometri più in su verso Roma; di qui il Generale spediva innanzi a speculare il fratel suo capitano Oudinot, che ritornò referendo guasti i ponti, sfondate le strade, però difficile non impossibile procedere innanzi; avere incontrato non so quale pattuglia romana che seco lui ricambiò parole, ma sul punto di tornarsene gli aveva fatto fuoco addosso, onde due cavalli erano rimasti morti, e prigione un cacciatore impigliato nelle redini del cavallo caduto.

In quell'andito c'era la scala che metteva al campanile. Su per quella scala il serafino biondo c'era stato, per andare all'osservatorio del padre Bonaventura. E andando lassù, aveva anche veduti a mezza salita i due usci, uno dei quali dava sul cornicione della chiesa, e l'altro nel seccatoio. Pensare a quel seccatoio e infilar la scala del campanile fu un punto solo. In quelle due o tre camere, fatte nei soppalchi del tetto, i nuovi conventuali di San Bruno avevano raccolte tutte le cose inutili del monastero, le panche della chiesa, i palii degli altari, le tele polverose e sfondate, i tozzi candelabri di legno dorato, e via discorrendo. Il solaio era di legno. Ma anche il soffitto della sagrestia e del capitolo era di legno. Dunque? Dunque il serafino biondo ascese la scala col suo passo ventenne, e due minuti dopo mise il piede leggiero e guardingo su quel solaio benedetto, che prometteva tante consolazioni alla sua curiosit

Le carrozze non penetrano in queste viuzze sfondate, piene di pozzanghere dove formicolano dei fanciulli mezzo nudi, ed ove grandi ragazze dai capelli arruffati, coi piedi nudi, nude le gambe, un lurido cencio sulle spalle, vi guardano con occhio torvo e feroce. Quante sofferenze! quanta fame si legge su quelle facce magre, livide, terree e raggrinzate dal freddo!