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Il conte Fabiano stava seduto, nella camera da letto, in una larga poltrona, innanzi alla tavola su cui si vedevano ancora il vassoio con le chicchere, il piattino del burro e il vaso del miele. Si accarezzava nervosamente la barba brizzolata e fumava una sigaretta. Oh, caro Alemanni! esclamò sarcasticamente alla vista del notaio. Siamo alle solite.

E potrebbe inoltre stabilire certe condizioni; condizioni scritte: per esempio, il divieto assoluto d'avviarlo alla carriera ecclesiastica.... Fabiano squadrò il notaio sarcasticamente. Non mi faccia l'allocco! disse ridendo.

Onde il Salapolli ne parlava qualche volta con la contessa. Diceva: È la gloria. È il genio. E batteva le palpebre quasi non avesse potuto sostener la luce che sfolgorava intorno alla figura del diletto alunno. E con gli occhi umidi soggiungeva: Se il conte Fabiano potesse comprendere!... Quale consolazione ne avrebbe!... Come sarebbe superbo!

Non parlo di lei, parlo di mia madre e dei miei fratelli, interruppe Fabiano. Dunque: o no? Forse! rispose il notaio. Il conte lo interrogò con lo sguardo. È gi

Quanto all'Alemanni, egli conosceva bene il conte, perchè da giovanetto, in seguito a una disputa per affari. Fabiano lo aveva inseguito con la rivoltella in pugno, obbligandolo a ricoverarsi in una soffitta. Viaggiarono l'intero giorno, parte in vettura, parte in ferrovia. Quando fu per congedarsi, Vico Malerba rivolse un saluto a Brunello: Stai bene, eh, piccolo? disse familiarmente.

Vuol dire, dichiarò il conte, dopo aver gettato l'occhio sul poscritto, che Nicla si è sposata con questo signor Barbano. E perchè non è più signorina? Ciò succede alle ragazze quando si sposano! disse Fabiano col suo lieve sorriso canzonatore. Ma che cosa significa se si è sposata?

S'eran conosciuti, una mattina di vento e di sole, in un piccolo paese sulle rive del lago. Egli aveva otto anni e si chiamava Brunello. Un giorno doveva essere il conte Bruno Traldi di San Pietro, con un largo stemma, varii titoli d'antichi dominii perduti e quel tanto di patrimonio che Fabiano suo padre, giuocatore, avrebbe potuto lasciargli.

Io chiedo di parlare con mia madre e coi miei fratelli, e mia madre e i miei fratelli mi spediscono un impiegato con pieni poteri. Sono le corbellerie, per non dire le sconvenienze, della mia amabile famiglia. Il dottor Alemanni s'inchinò profondamente, mentre Fabiano seduto lo squadrava con occhio freddo. Sua Signoria la contessa e le Loro Signorie i conti Francesco, Guido e Giovanni....

La casa di Fabiano fu subito frequentata da ufficiali che vestivano chiassosamente coi calzoni rossi, le giacche azzurre e gli alamari bianchi alle giacche; e venivano anche damine gentili molto odorose.

Non scrisse più a Nicla; aveva dovuto infine scrivere suo padre, pregato dalla giovane, la quale chiedeva notizie dopo mesi di silenzio; e Bruno si ribellò all'ordine di riprendere la corrispondenza. Non so nulla, io! dichiarò a suo padre. Non ho niente da scrivere. Ma Nicla, non ti ricordi più della tua Nicla, tanto bella, tanto buona? chiese il conte Fabiano.