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Ermanno s'era lasciato sfuggire un moto di stupore. Egli sapeva che d'Archenval era un giuocatore appassionato; non sospettava però che fosse arrivato fino a quel punto, e i vincoli che univano Massimiliana al visconte erano troppo stretti, perchè egli non fosse dolorosamente colpito da quella notizia. «Non ha pagato!..» ripetè; ma, dopo una breve reticenza, aggiunse prontamente: «Il visconte è un gentiluomo; far

Voleva narrargli che era diffamato come uomo per avere abbandonato a Milano la moglie e un figlio senza pane; che era diffamato come giuocatore, per essere stato scoperto con le carte segnate in mano, era diffamato come giornalista per non essersi mai addimostrato fedele a nessuno, servendo meglio chi meglio lo pagava.

Non credo, ripeto, che Gorreso ne sappia nulla, diceva il vecchio duca della Pandura, un bellimbusto mezzo rimbambito, al principe di Latania, giuocatore, spensierato, di fama molto prodigata, ma ricevuto, accolto per tutto, grazie al suo nome: eroe di scandalose avventure: e che dovea finire con un suicidio, dopo tante stranezze, di cui i suoi più intimi, e anche qualche conoscente, avean subìto di pagare per anni le spese.

E naturalmente si sceglie il marito. Lo sposo è brutto o antipatico, o malaticcio o stupido. A quarant'anni non ha saputo ancora farsi una posizione. Lo dicono donnaiuolo, giuocatore, fannullone. È vecchio e acciaccoso. I suoi parenti son disonorati. Non importa! Egli è un uomo e quindi un marito.

Quel prete era un formidabile giuocatore, che portava delle carte piene le scarselle, e le carezzava quando non giuocava persino sull'altare, dicendo la messa. In un baleno il giuoco fu in corso e la tavola coperta di danari. A quella vista, il re ed il principe rincularono senza entrare e discesero.

Il famoso conte Fabiano Traldi di San Pietro, Maurizio lo rammentava intanto alla figliuola, viveva separato dalla moglie, aveva dato scandalo come giuocatore sfrenato, ed era continuamente in lite coi creditori, con la famiglia sua, con la moglie, con la famiglia della moglie. Ed arrivava da Parigi Da Parigi! ripetè solennemente il cavaliere Maurizio.

Nessuno era nel vestibolo. Maurizio entrò, col suo cappello in mano; da un uscio aperto, sulla sua destra, vide una sala da biliardo, e due uomini che stavano giuocando, l'uno occupato in una serie di caramboli, l'altro in atto di guardare il giuoco dell'avversario, e in pari tempo di ingessare il cuoio della propria stecca. La serie fu breve, per effetto di troppa sicurezza, o di fretta soverchia nel dare il colpo, e il giuocatore sfortunato era gi

Sicuro, gli occhi! proseguì Lorenzo, guardando sempre fissò l'Alerami. Ad ogni partita che un giuocatore vince, cava un ferruzzo leggerissimo, e fa con gran maestria saltare un occhio all'avversario. Ella capir

Avrebbe versato tutto il suo sangue perchè egli fosse tornato quale era, giuocatore, amante del gaudio, divoratore di patrimonii, lepido, forte, noncurante. Sentiva d'amarlo con le più delicate fibre del cuore, d'essergli legato per mille affinit

Un avvenimento straordinario, e complicato da molti casi fatali, venne a troncarle sul più bello, od almeno a cambiarne il corso. Il vecchio scorridore di giogaie, l'iracondo dispensiero di bastonate, il bevitore senza pari, il giuocatore febbricitante, cominciava a sentire il peso degli anni inesorabile.