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Non ebbi la fortuna di trovarmi sul Clapier col tempo sereno, ma confesso che non credo di aver perduto molto. Le catene delle Graie e Pennine offrono quasi lo stesso aspetto, viste dal Colle di Tenda o dietro a Cuneo, come dal Clapier, e del resto, tra queste cime tanto lontane, non spiccano in modo imponente che pochi gruppi molto nevosi, quali il Gran Paradiso ed il Monte Rosa; il solo picco abbastanza lontano che per se stesso appare maestoso è il Monviso, che si vede da quasi dappertutto; molto attraente è certo l'aspetto della pianura che non è troppo lontana, ma pure spesso velata dalle nebbie; però la si vede ben meglio dalla Besimauda o dal monte l'Arp. Quanto al mare, anche nei giorni più limpidi, mai non vidi dai monti di queste Alpi, distanti almeno 30 chilometri dalla costa altro che una specie di piano abbastanza stretto, in apparenza immobile, senza lustro ed il cui uniforme colore bigiastro spiccava sull'azzurro dell'orizzonte. È vero che il Freshfield, dalla Cima di Nasta, vide una cappella vicina a Cannes ed il fumo del treno che proseguiva verso Nizza; ma questo deve essere un caso ben raro! In generale nelle vedute di paesaggi così lontani, c'entra più l'immaginazione che l'occhio, e l'immaginazione la si ha anche quando la nebbia vela l'orizzonte. Per me, le parti più amene del panorama del Clapier sono il bel bacino di San Grato, coronato da prati e boschi, le foreste di castagni dietro a Belvedere, i verdi monti della Valmasca ed attorno a Tenda, e sette laghetti, fra altri il Lago Bianco coperto di «icebergs» e gran parte del Lago Lungo. Imponente è invece l'aspetto di tutte quelle giogaie, per lo più nude, rocciose ed oscure; specialmente distinguonsi l'altissima Serra dell'Argentera, la lunga cresta del Carbonè, i picchi della Lusiera e del Ciaminejas, il Bego simile ad un cupolone, il Capelet, la Cima dei Gelas e la Punta della Maledìa. Quest'ultima, chiamata Cima di Caire Cabret sulla carta sarda, e lasciata senza nome sulla nuova dell'I. G. M., che le d

E sono ancora candori abbaglianti, come di campi nevosi, come di giogaie iperboree; e sono ancora immense fuliggini, come tediose tele di ragni colossali; e sono ancora monti di porpora e d'oro, miserabili cenci sdruciti, scaglie opaline di madreperla, ghirlande di rose, mucchi di sassi.

Un avvenimento straordinario, e complicato da molti casi fatali, venne a troncarle sul più bello, od almeno a cambiarne il corso. Il vecchio scorridore di giogaie, l'iracondo dispensiero di bastonate, il bevitore senza pari, il giuocatore febbricitante, cominciava a sentire il peso degli anni inesorabile.

Non meno numerosi sono gli altipiani, spesso riempiti da laghi, coronati da erte giogaie su tre lati, mentre un dorso morenico o di rocce montoni li chiude a valle; tali sono, per esempio, i bacini terminali del vallone della Miniera, gli altipiani lacustri della Valmasca, dell'Agnel, del Lago Lungo, di Fremamorta, di Valscura e molti altri. I circhi, come gli altipiani, esistevano evidentemente gi

A poco a poco la luce si fa più viva, penetra più addentro nelle boscaglie, nei cespi, nei pruneti, poi il sole si affaccia con quattro raggi alle giogaie lontane, e finalmente si leva maestoso, fruga in ogni cantuccio più riposto, costringe ogni più tetra creatura a rimandargli con un riflesso il suo sorriso amoroso.

Giuliano andò diritto all'oste, il quale era un ometto tondo della persona, lucente nelle guance, e tenuto in sussiego da tre o quattro giogaie, che dal mento gli si digradavano alla sommit

C'è stata un'epoca della mia vita in cui sono stato innamorato di Titania. Io ero allora un ragazzetto appena settenne e vivevo in una vecchia villa toscana, fra le giogaie petrose della Gonfolina e i lecci medicei di Artimino.

Guardando attraverso lo sportello, io non vedeva che squallide rupi pendenti minacciose sul nostro capo, e precipizi spaventosi ai nostri piedi. Incominciavo la vita matrimoniale fra gli orrori di nude e brulle giogaie, trascinato a gran fatica da cavalli ansanti che salivano l'ardua montagna.

Ed ecco perchè il vecchio babbo e Mariuccia, rimasti soli, guardano alle giogaie alpine baciate ancora dal sole, alla vallata del Lambro dai larghi piani d'un verde cupo, sentono in quell'ora melanconica come un'ansia paurosa, e non si avvedono che la brezza invola alle loro labbra un sospiro. «Bella sera! dice Norberto. Bella! risponde Mariuccia.

In alto e da lontano le aride giogaie erano spruzzate di neve, che brillava al sole e spiccava sull'orizzonte turchino. A sinistra della strada s'alzava un bosco di abeti, che secondando le curve della montagna andava a perdersi fra le gole lontane.