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Ebbene, piccolo, che m'hai fatto? disse Fabiano, chinandosi a baciare Brunello. Questi sorrideva, ma era stordito e debole. Fabiano decise di fermarsi ancora tutto quel giorno all'osteria, e il vetturale si fermò egli pure, a disposizione del signor conte.

Fabiano si alzò in piedi e lentamente andò alla finestra. Vede, disse al dottor Alemanni, che lo aveva seguito, vede questa finestra? Io sono pronto a scaraventarlo di qui il mio Brunello, piuttosto che consegnarlo a quel pazzo imbecille!... La prima educazione che gli si darebbe, sarebbe quella d'odiare e disprezzare suo padre; poi si farebbe di lui un gesuita.

Bruno non lo voleva: se ne sentiva offeso, e Fabiano gli aveva spiegato, con un ambiguo sorriso, che c'era più forza nella groppa dell'asino che nella testa del serpente. Del resto il serpente era un emblema femminile. Tu, alla tua et

Aveva avuto qualche maestro privato, una istitutrice giovane e bruna che stava presso suo padre, e di cui udiva parlar molto male da sua madre. Egli non ascoltava se non ciò che poteva divertirlo, si faceva una specie di coltura a brani, e un giorno voleva dipingere come Clara Dolores, un altro prender le sue note di viaggio come Fabiano, un terzo vivere non facendo nulla o guidando i cavalli.

E nel pomeriggio di quel medesimo giorno, in un quarto d'ora di liete speranze, fece chiamare Brunello e gli offerse una battaglia coi soldatini di piombo. La tavola nel mezzo della camera fu in un lampo coperta di cannoni, di tende, di uomini a piedi e a cavallo, in chiassose uniformi. All'un capo della tavola era Bruno, all'altro Fabiano, e la battaglia si svolgeva con rapidit

Il conte Fabiano s'avvicinò e inchinandosi lievemente, col cappello nella destra, Signorina disse non le sia sgradito che io le esprima la mia riconoscenza per l'affetto che dimostra al mio Brunello. Prego balbettò Nicla confusa. Egli mi tiene compagnia. Se non l'annoia, ne sono contento seguitò Fabiano.

Fabiano voleva troppo dal piccolo, che a sei anni sapeva leggere e scrivere; lo ingozzava di somme e di sottrazioni e di geografia, così che il bambino se ne sognava anche di notte, e aveva più paura delle cinque parti del mondo che del diavolo.

E si davan di gomito in quelle sale la grande signora e la grande mercenaria, il letterato celebre e il giornalista alla moda, l'uomo politico in auge e l'uomo di Borsa, la cui vita era un giuoco d'equilibrio. L'uomo di Borsa che sedeva spesso alla medesima tavola di Fabiano, il quale conosceva tutti, sembrava a Bruno il più ambiguo.

Il cavaliere Maurizio Dossena chiamò sua figlia Nicoletta, una mattina di giugno, per annunziarle che la villa vicina era stata presa in affitto da quel famoso conte Fabiano Traldi di San Pietro, del quale anch'ella aveva udito parlar qualche volta a Milano.

Fabiano guardò il soffitto, verso il quale lanciò il fumo della sigaretta; ma vide per la prima volta che il soffitto era dipinto a colori, verde con giallo, che si aggrovigliavano in arabeschi atroci mal sicuri e mal finiti, e ritorse lo sguardo sdegnato. Alle corte, riprese d'un tratto. Mia madre è disposta ad aiutarmi?... Io sono incaricato.... cominciò l'Alemanni.