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Aggiornato: 11 giugno 2025
Bruno aspettava egli pure, soffiando sui vetri e disegnando pupazzi col ditino nel velo del fiato; ma ciò non bastava a divertirlo. Finalmente Fabiano aveva avuto una buona idea ed era partito col figlio per una citt
In una grande trattoria elegantissima tra il verde e i fiori, al suono d'una musica invisibile, Fabiano e Brunello si trattenevano a colazione; e tutto il giorno era festa, e la sera il teatro, per lo più un Circo equestre, chiudeva degnamente la giornata faticosa. Bruno era soddisfatto, perchè il babbo era stato sempre con lui e non gli aveva chiesto quali sono le cinque parti del mondo.
Facciamola finita! annunziò Fabiano. Io mi tengo mio figlio.... Lei ha eseguito con fedelt
Questa è un'insolenza! esclamò Fabiano, lanciando un'occhiata penetrante all'uomo che a pochi passi dalla soglia stava ancor dritto in piedi. E quando la incaricano di dirmi un'insolenza, lei dovrebbe rispondere che la sua posizione d'impiegato non glielo permette, perchè io non posso raccoglierla.
Il professore Salapolli che accompagnava Bruno in quei viaggi non vi si era mai abituato; gli mancava il pane dei vecchi libri; non era fatto per gli svaghi; e la contessa Clara Dolores lo interrogava troppo sovente intorno alla vita che il conte Fabiano menava a Parigi. L'ultima volta Bruno aveva incontrato sua madre a Vienna, e gli era parso che anche la casa di lei fosse aperta a mezzo mondo.
La madre, Clara Dolores, divisa dal conte Fabiano, voleva il figlio; il padre lo toglieva alla madre: Bruno stava ora con l'una, ora con l'altro; più spesso col padre, più volontieri con la madre; avvenivano liti, lavoravano avvocati, si scambiavano lettere e telegrammi e carta bollata per averlo.
A un chilometro da qui, anche prima, c'è un'osteria, dove potremo fermarci, perchè i cavalli per oggi ne hanno abbastanza. Riprenda il suo posto, signor conte. Fabiano risalì nella vettura e si pigliò Brunello tra le braccia. Nicla, dov'è Nicla, pap
Lasciamo stare l'araldica, interruppe Fabiano. .... mi mandano da Vostra Signoria per sentire i suoi desiderii, continuò l'Alemanni imperturbabile. A sentire i miei desiderii? ripetè Fabiano. Soltanto per questo l'hanno mandata qui? Caro Alemanni, lasciamo da banda gli scherzi. Io ho bisogno di danaro, subito, oggi stesso, o sono perduto.
Ormai non desiderava più nè l'una cosa nè l'altra; ma delle due preferiva ancora la vita a Parigi col conte Fabiano. Sua madre menava la stessa esistenza di lui, salvochè le persone intorno svegliavano in Bruno una sorda avversione, forse per l'assoluta disparit
Sono i denari di casa, e anche se faccio il cattivo, tu devi portarceli. Il notaio sorrise un poco amaro, e si chinò per baciare il fanciullo, ma questi gli sgusciò di tra le mani e volse il capo bruscamente. Va, va! disse. Non perdere tempo! Razza di prepotenti! borbottò il dottor Alemanni, allontanandosi. Il colloquio col notaio non aveva punto scoraggiato il conte Fabiano.
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