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Mentre la principessa si alzava, era giunto nel salotto attiguo il marchese di Trapani, che veniva a riprendere la figliuola. S'incontrò con Enrica e la salutò appena, inchinandosi: gi

Un servo, che si avvicinava con una lanterna, interruppe quel colloquio. Il signor duca, disse inchinandosi, le invita a rientrare perchè incomincia a piovere. Donna Livia si alzò; così pure donna Rosalia. Entrambe seguirono il servo, che le precedeva colla lanterna. Il cielo si era infatti annuvolato d'un tratto, e la pioggia cominciava a cadere.

«Troppo onore, Messererispondeva Gisfredo inchinandosi, e mostrando non tenere lo invito: pure insistendo il Conte, obbediva, e pressato da questo col più interrogativo «Ebbeneche mai sia uscito da labbro di uomo, raccontava: «Messere, dalla notte che con tanto fervore mi ordinaste vegliare su i passi di Rogiero, io, come desideroso di soddisfarvi, non ne ho mai smarrito la traccia: nella notte stessa io mi imbatteva in costui, che, fosse caso o volont

Con molta sollecitudine il professore mosse verso l'uscio, sul quale l'ospite in quel momento appariva. Il professore Sant'Angelo? Son io, signor conte, rispose il Sant'Angelo inchinandosi profondamente.

Come va, Faustino mio? gli domandò inchinandosi sopra di lui, e posandogli una mano sulla fronte che bolliva di febbre. Mi sento un poco debole, ma del resto non c'è male, rispose l'infermo con languida voce. Che ti pare del mio aspetto?

Per me! la vostra schiava.... Non dite così, interruppi io e in quell'istante osservai che le altre donne si ritiravano inchinandosi e ci lasciavano soli dite la vostra amante, la vostra sposa; trovate, se potete, una parola dolce che valga ad esprimere ciò che voi sarete per me.

Grazie infinite; rispose il signor Commendatore inchinandosi; che non gli pareva di poter fare di meno, in risposta a tanta cortesia profumata. A noi, ora; esclamò il gentiluomo della penna di gallo; è in ordine? ; non ho neppur da far testamento. Da dieci anni è scritto e firmato su tutte le facce. Ottima precauzione!

Ma noi non vediamo, monsignore, replica il Buglione inchinandosi, per che modo la patria e Dio vi avessero potuto ritenere nelle vostre castella, quando il re ed i baroni dell'impero si ragunavano al campo di Gerstungen!

Signora, le disse egli inchinandosi, le chieggo scusa e licenza ad un tempo di venirla a turbare nella solitudine del suo giardino. Ero venuto a cercare del Giacomo, del mio amico e collega in botanica. Ella non ha da chiedere licenza scusa, signor dottore, ed è qui, come lassù, padrone assoluto. Grazie; ed io vengo per l'appunto a far atto di padronanza.

Vi domando perdono, si lasciò scappare Gioconda, alzando gli occhi in volto ad Ariberto. Oh, esclamò questi, inchinandosi a baciarle la mano, non chiedetemi perdono di nulla. La colpa è interamente mia. Io sono, come dire? secco, angoloso, beffardo.... Voi siete pressochè ancora una fanciulla inesperta e le mie maniere vi sono spiaciute. Il torto era mio; voi avevate ragione....