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Per l'esecuzione dei disegni prescelti di politica estera, che ognuno attribuiva fiduciosamente al napoleonide, il nuovo sovrano disponeva di uno strumento eccellente, che era il miglior lascito dell'eredit

Allora lo Spirito del passato agitò le chiome di vipere, che si drizzarono tutte fischianti, ed ei se le strappò a ciocche facendone ritorte che gittava tra le gambe alla Rivoluzione; la quale incespicandovi dentro, diè di un cimbotto in terra a Villafranca e si slogò una spalla. Adesso il Napoleonide la riconduce zoppicando ai presepi, e lo precede lo Spirito del passato: l'erba s'inaridisce sotto i suoi piedi, e la sua strada è pel cammino delle ombre: intanto la Libert

La faccendoneria che traspariva irrequieta nelle Tuileries, il disegno, portato in giro per le corti, di una grande unione doganale dei popoli latini, i maneggi odiosi che la Francia iniziò col Belgio e la Svizzera, erano cose che non potevano scemare la diffidenza delle corone. Il napoleonide era il nemico nato dei trattati del 1815, che, sia pure lacerati qua e l

Il nome così pretensioso del napoleonide era in troppo comica sproporzione con le sue intraprese; e le lettere querule che il vecchio re Luigi mandava a Luigi Filippo per iscusare il jeune étourdi, certamente non rialzavano la riputazione del principe.

Diventava il Napoleonide Re co' popoli, adesso vorrebbe mantenersi Re co' principi; una maniera di centauro politico; mai arrivò a infingersi intero, e se altri traverso le sue ambagi nol seppe capire, la colpa non è sua; se altri perfidia ad attribuirgli concetti, ch'egli in mille maniere respinse, ed in ogni occasione dichiarò proprio agli antipodi dei suoi, a lui non si può imputare: innanzi del 2 Decembre, io ricordo, come se fosse adesso, che a certo dabbene uomo il quale con parole di oro s'industriava innamorarlo della gloria del Washington rispose netto: «io sono principe e non lo posso fareCosì è, al nipote di Carlo Buonaparte pareva la fama del Washington cosa da non giovarsene, e i Francesi uomo siffatto elessero capo della Repubblica, e dopo simile manifestazione dell'animo suo lo sopportarono.

S. Matteo c. 16 v. 64. Oggimai però torna vano spendere parole intorno a questo argomento, che il Congresso, mancata la Inghilterra, non si può fare; la vescica di Francia cadde sgonfiata al penetrare della punta di un ago inglese. Fin qui la fortuna arrise al Napoleonide, e mentre dura il vento prospero ogni uomo par pilota; adesso, che si mette alla burrasca gli spropositi fioccano, e veramente è tale questo della proposta del Congresso, dacchè avendo il fino che gi

Vedremo tra poco questi primi Normanni dar troppo male la loro erede a un figlio d'imperatori tedeschi, svevi; e gli Svevi poi, come imperatori, naturalmente aspirare a tutta Italia, a mezzo mondo, e soccombere a quel peso, aggravato, pigiato lor sulla testa, per vero dire, dalle nemiche mani de' pontefici; poi soccombere gli Angioini al proprio mal governo, alle proprie divisioni; e spengersi gli Aragonesi nella prima casa d'Austria; e questa da , felicemente questa volta, ché il bel Regno, rimasto provincia lontana per due secoli e piú, ritornò a indipendenza sotto a' Borboni; e passare non senza splendore un Napoleonide, ma spegnersi con Napoleone; e ritornare i Borboni, che Dio voglia far degni di durare.

E dietro al Napoleonide veniva lo Spirito del passato; le vipere delle sue chiome pendevano giù morte in sembianza, e rovesciata a terra si tirava dietro la fiaccola senza fuoco; ma quando te lo attendevi meno, talune vipere si ripiegavano all'insù a modo di uncini, attestando non essere venuto manco in loro il maligno talento, il veleno; la teda poi di tratto in tratto mandava fumo, segno sicuro di fuoco doloso.

Per quanto siffatte manifestazioni rimanessero deboli ed isolate, pure il re borghese non si liberò mai della paura del grande morto. Egli stava di fronte ai napoleonidi come prima l'imperatore di fronte ai Borboni. La sua condotta sospettosa nella rivoluzione di Romagna non gli era stata imposta puramente dal suo amore dell'inerte quieto vivere, ma anche dalla paura dei giovani principi Bonaparte, che associavano alla sedizione «il loro nome conquistatore». Quando Ortensia col figlio salvo passò per Parigi, il re permise non altro che una visita alla principessa, la quale in altri tempi sotto l'impero aveva benevolmente interceduto per lui; ma il colloquio fu tenuto segreto alla stessa diplomazia francese; e non appena si udirono presso la colonna Vendôme alcune grida sospette, subito i pericolosi ospiti doverono abbandonare il paese. Una nuova legge di espulsione inibì ai Bonaparte insieme e ai Borboni il suolo della Francia, non però sotto pena capitale. Il re volle sottoporre a una medesima legge le due dinastie detronizzate con l'intenzione, che il popolo considerasse l'una e l'altra come forze della reazione dirette contro la libera corona borghese. Non appena sorse nel Belgio il disegno di chiamare al nuovo trono un Leuchtenberg, il re fu spinto dal timore a un passo ardito: fece propalare a Brusselle la voce, che egli avrebbe visto volentieri l'esaltazione del figlio, il duca di Nemours. Scansata con questa mossa la candidatura del napoleonide, la politica borghese ricadde nella sua consueta sterilit

Come mai i figli del contado avrebbero prestato la loro spada al napoleonide, se i contadini non avessero voluto l'impero?