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Don Teodoro giunse per il primo al letto della Teresa; e veduti appena i due giovani, imaginò di subito che non potevano essere se non i figliuoli di quella donna. Si avvicinò a lei, e toccandole il polso, s'accorse che la vita tornava a poco a poco, e che la sincope non poteva essere che conseguenza d'una forte e subitanea commozione. Racconsolati i figliuoli, i quali tremavano che quel deliquio fosse un presagio terribile, raccomandò ben bene all'infermiere ciò che avesse a fare per riaver l'ammalata; e quand'essa cominciò a risensare, volle che la lasciassero sola e quieta, dichiarando assolutamente impossibile che s'intrattenessero più a lungo. Ma li rassicurò, vedendoli levarsi di l

La governante era una donna di circa cinquant'anni, alta e robusta, con occhi cilestri; portava in testa una cuffia nera orlata di bianco, e sulla veste scura un candido grembiale. Ella restò in piedi mentre Nicla sedeva sopra un divano. Volevo avere notizie, disse la fanciulla, di Brunello. Me lo imagino. Oh quanto ho udito parlare di lei, signorina!

Li quali avendo veduti Dino, e maravigliatosi per lo bello e pulito stilo, per la profonditá del senso, il quale sotto la ornata corteccia delle parole gli pareva sentire, senza fallo quegli essere opera di Dante imaginò; e, dolendosi quella essere rimasa imperfetta, e dopo alcuna investigazione avendo trovato Dante in quel tempo essere appresso il marchese Moruello Malespina, non a lui, ma al marchese, e l'accidente e il desiderio suo scrisse, e mandògli i sette canti.

Ascolta Elisa... incominciò io capisco che tu pensi ancora... Ed io t'avrei a dire una cosa molto seria quest'oggi. Ti imagini tu, cara, di che cosa io ti voglia... dire? Me lo imagino rispose la fanciulla con un sorriso tra la speranza e la malinconia. Dimmelo allora. Io spero che tu mi voglia parlare di Enrico. La signora Martelli attirò sua figlia al seno e la baciò passionatamente.

Il signor Omobono balzò di subito in piedi; al Rosso morì in gola il discorso, e tutti e due volsero il capo a quella parte, onde lo strepito s'era udito. Don Aquilino, che nulla intese, ma vide l'improvviso sgomento de' due compagni, non sapendo più che pensare, tanto aveva la mente intronata e confusa, crede quasi d'esser caduto in un agguato, imaginò che la minaccia di cui parlavan coloro fosse gi

Certo io non vidi mai alcuno angelo; ma, udendo che voli, estimo che penne aver debba; e, non sappiendone alcuna fra questi nostri uccelli piú bella cosí peregrina, considerata la nobiltá di loro, imagino che cosí la debbiano aver fatta, e però non da queste le loro, ma queste da quelle dinomino; e intendo per quelle, delle quali questo paon si cuopre, la bellezza della peregrina istoria che appare nella lettera della Comedia; e il cambiare del color di quella, secondo i vari mutamenti di questo uccello, niuna altra cosa esser sento, se non la varietá de' sensi che a quella in una maniera e in altra, leggendola, si posson dare.

Candia allora cercò differenti argomenti di persuasione; aguzzò l’astuzia; imaginò tre, quattro, cinque casi diversi per spiegare come mai si trovasse il cucchiaio nella buca del cortile; ricorse ad artifizi e a cavilli d’ogni genere; sottilizzò con una ingegnosit

E, lungamente avendo premeditato quello che in essa volesse descrivere, in fiorentino idioma e in rima la cominciò: ma non avvenne il poterne cosí tosto vedere il fine, come esso per avventura imaginò; percioché, mentre egli era piú attento al glorioso lavoro, avendo giá di quello sette canti composti, de' cento che diliberato avea di farne, sopravvenne il gravoso accidente della sua cacciata, ovver fuga, per la quale egli, quella e ogni altra cosa abbandonata, incerto di se medesimo, piú anni con diversi amici e signori andò vagando.

Angelica penna dissi che copría questa carne; e dico «angelica», non perché io sappia se cosí fatte o altramenti gli angeli n'abbiano alcuna, ma, congetturando a guisa de' mortali, udendo che gli angeli volino, avviso loro dovere avere penne; e, non sappiendone alcuna fra questi nostri uccelli piú bella, piú peregrina, cosí come quella del paone, imagino loro cosí doverle avere fatte; e però non quelle da queste, ma queste da quelle dinomino, perché piú nobile uccello è l'angelo che 'l paone.

Adolfo imaginò la disperazione di colei ch'egli chiamava un giorno sua fidanzata; e s'alternava nel suo animo il piacere della vendetta insperata con la vergogna per quel piacere; e, quando meno se l'aspettava, s'imbattè in lei, e sentì il cuore martellargli in petto e il sangue avvampargli la faccia.