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Or tornando a me, io conversando con Lidia mi sono acceso fieramente di lei e la torrei volentieri per isposa, penso ch'io sia di lei inferior di nobiltá o di ricchezza. Or a questo mio desiderio vorrei che tu mi aiutassi. BALIA. Ma perché non publicarvi per maschio e fari a chiedere al suo padre legittimamente per moglie, ché son certa non vi sarebbe disdetta?

Ma che? qual vita è tanto umile, che dalla dolcezza della gloria non sia tócca? E per questa vaghezza credo che oltre a ogni altro studio amasse la poesia, veggendo, comeché la filosofia ogni altra trapassi di nobiltá, la eccellenzia di quella con pochi potersi comunicare, e esserne per lo mondo molti famosi: e la poesia piú essere apparente e dilettevole a ciascuno, e li poeti rarissimi.

DON IGNAZIO. Ho tolto una gentildonna povera ben ma nobilissima; ma la sua nobiltá è avanzata di gran lunga dalla sua somma bellezza, e l'un'e l'altra dalla onestá e dagli onorati costumi. DON FLAMINIO. Ditelami di grazia, accioché mi rallegri anche io della vostra allegrezza; ché per aver ricusata una figlia de grandi d'Ispagna, dev'esser oltremodo bella e onorata. DON IGNAZIO. È Carizia.

Se bella fia reputata, chi dubita che essa subitamente non abbia molti amadori, de' quali alcuno con la sua bellezza, altri con la sua nobiltá, e tale con maravigliose lusinghe, e chi con doni, e quale con piacevolezza infestissimamente combatterá il non stabile animo? E quel, che molti disiderano, malagevolmente da alcuno si difende.

Dico «incertezza» non a rispetto di se medesimo, ma a rispetto dell'operante, per la difficultá che si è detta, avendo in questo seguito l'opinione di coloro che preferiscono la certezza della cosa alla nobiltá del soggetto. Che non vi siano altre cause delle predette.

CARIZIA. Il dono è ben degno di lui; nondimeno..., ma ben sapete che il rigor dell'onestá delle donzelle non permette ricever doni. DON IGNAZIO. Signora, non fate tanto torto alla vostra nobiltá tanto torto a me: rifiutar il primo dono di un sposo. Accettatelo, e se non merita cosí degno luogo delle vostre mani, poi buttatelo via.

Eccomi qui genocchione, eccovi il petto e la gola: prendete quella vendetta che vi piace. E se forse vi par che per nobiltá o ricchezza non ne sia degno, ne sono almen degno per il grande amor che le porto.

Vuole ancora l'orazione esser umile, percioché alcuna nobiltá di sangue, abbondanza di sustanze temporali, magnificenza d'imperiale o di reale eccellenza la potrebbe di terra levare un attimo. L'umiltá sola è quella che l'impenna, e falla infine sopra le stelle volare e quella condurre agli orecchi del Signor del cielo e della terra.

Piú robba o manco, non ne faccio stima; ché le ricchezze e i ben de la fortuna, per se istessi, non dan nobiltá. Cerco una donna che sia ricca e nobile di costumi e virtú; di che son certo quant'ella è ben dotata. CALONIDE. È bene onesto. CRISAULO. Potrai star tu da canto; ed io da lei vo' quest'ultimo : poi, fra duo giorni, farem le nozze. CALONIDE. Ti vo' contentare.

ESSANDRO. Non son còlto dal fango o dalla vil feccia del populazzo, come tu dici; ch'io son genovese. E se ben devrei tacer la famiglia per non macchiar lo splendor di tanta nobiltá con la mia mattezza, pur vo' scoprirlati. Son di Fregosi. NEPITA. Perché in questo abito? che util cavi di questa pazzia? ESSANDRO. Lo saprai, se m'ascolti.