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Fra le cortigiane era frequentissimo l’amore lesbico. Questo amore che la Grecia non schiacciava col disdegno e che non era nemmeno punito col rigor delle leggi, cogli anatemi della religione. Le sonatrici di flauto cantavano, danzavano, facevano le mime, erano belle, ben fatte e compiacenti.

Avete il torto a star cosí sul rigor del primo decreto: m'avete cosí inacerbite le piaghe dell'anima che me ne sento morire. ERASTO. Seguite. Par che non abbiate parola: che mutazione è questa? voi mi parete mezo morto! CINTIA. Sento un svenimento d'animo che mi pone in forse tra il vivere e il morire. ERASTO. O Dio, che cosa è questa? Cintio mio, rivenite! CINTIA. Ho fretta di partirmi; adio.

E dice: Vecchio, hai lavorato indarno: Indarno il sangue hai dato: E piangesti e non fosti consolato, E dolcezze non ebbe il corpo scarno. E dice: L’implacabil malattia Che infesta la risaia, Che nei tugurî senza sol si sdraia, Mista d’odio, di fame e di pazzia, L’implacabile e scialba malattia Ti prese, ebete, nudo, Affranto; e nel rigor d’un verno crudo Ti condusse a la morte.

Antonio, per quanto s'ingegnasse, non riusciva a procurarsi che pochi centesimi, e Cecilia riscuoteva la scarsa mercede del suo lavoro in fine di settimana. Il freddo era rigoroso, e si penuriava di legna, di vestito e di calzatura. Il pane a rigor di termine mancava. Cecilia diventò pensierosa, taciturna, e sbandì affatto il riso dalle labbra.

Ma era vano il voto, era vietato l'imeneo, il rigor dell'armi compativa le dolcezze d'amore. Ahi dunque tu solo... lunge, ed io misera, abbandonata in questa solitudine... io gemerò e verserò inutile pianto, mentre tu presso a nuovi oggetti forse scorderai la povera Marcellina... Girani cui questi lamenti erano mortali saette, palpitante stringea per la mano la dolorosa, e le prometteva coi cenni, col pianto e con interrotti sospiri eterno amore e fede. No, amor mio, il mio cuore non può essere che tuo, io non posso vivere che per te... Se irreparabile destino or ne acerba e divide,... forse non sar

Pur, dai gracili steli Una pallida rosa piccioletta In bianca parrucchetta Sfida il rigor dei geli; Tanto bella e gentil, che la diresti Ai languidi colori, ai tratti mesti, La crèola di Balzac, Una smilza figura Di Dorè, di Kaulbach, Una giovin marchesa in miniatura. Se non temessi offenderti, Piccola Pompadour, Vorrei offrirti un cigaro Cavour!

La novella potrebbe esser buona; ma sarebbe stata migliore, se si fosse sparsa ieri piuttosto che oggi, e che la Ginevra fosse fuggita ancor fanciulla, anzichè moglie. Non tutto ciò che si vuole si può, illustrissimo. Del resto, la Ginevra, a rigor di termini, è fanciulla tuttora, e se mai volesse votarsi alla Vergine, questa non la rimanderebbe. Si ha qualche notizia del Baglione o dell'altro?

ATTILIO. Avete voi torto maggiore aver una tal stima di me e io vi compatisco, perché sète fuor di voi stesso perch'io son lealissimo con gli amici. EROTICO. Ma vi prego per quella cara amicizia, che un tempo fu perfetta e incorrotta fra noi, che mi siate cortese di quello ch'è mio, per rigor di giustizia e per debito di amore...

Veggo il risco mortal; Marte travaglia Con estremo rigor le nostre schiere, E mal sostiensi omai tanta battaglia Con la forza de i duci e col sapere; Io non l'oso negar, ma non ten caglia, Lo scettro Rodian non può cadere Poscia che contra il Turco, e l'armi infide Eroe glorioso il Ciel provvide.

Chi nol vide tremar dell'abborrita madre? di me tutto egli ardea; pur farmi sua sposa mai, finch'ella visse, ardiva? col sol rigor del taciturno aspetto Burro tremar nol fea? non l'atterrisce perfin talvolta ancor, garrulo, e vuoto d'ogni poter, col magistral suo grido, Seneca stesso? Ecco i rimorsi, ond'io capace il credo. Or, se vi aggiungi gli urli, le minacce di Roma...