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Tre battifolli subito dopo erano edificati più avanti, l'uno sul poggio di Maria, l'altro nella vigna di Nicolò Giudice, il terzo all'Argentara, sul fianco stesso della terra assediata. Quest'ultimo, per altro, non fu costrutto dai Genovesi senza grande spargimento di sangue. Dicevasi allora che tante fabbriche militari si facessero per arricchire i Fregosi.

Cosí in Genova, alle divisioni tra i Doria e i Fieschi e l'altre famiglie antiche, eran succedute divisioni poco diverse tra gli Adorni e Fregosi, genti nuove. Ferveva intanto nuova guerra tra Genova e Venezia.

Ma ben altro tentavano ancora i Fregosi presso il parentado di lui, per rimuovere i Carretti delle Langhe dal proposito di aiutare il loro consanguineo. Il quale, di certo, per assegnamento fatto su questi, più che per fidanza vera nelle sue forze, mostrava animo tanto deliberato a resistere.

APOLLIONE. Son Apollione de Fregosi suo zio, che vo tre anni disperso per averne novella. GERASTO. Certo avete una nipote molto onorata e da bene! APOLLIONE. Tutto è per vostra cortesia, ché, stando in casa onorata come la vostra, stava sicuro che contagione di pessimi costumi non l'arrebbono corrotta.

Tra le altre cose, narrò come il figlio di Marco niente avesse ottenuto dai Fregosi, e nemmanco fosse tornato da Genova; donde per avventura, si poteva conchiudere che le speranze d'un accordo non fossero tuttavia dileguate.

Non è a dire se i Fregosi accogliessero di buon animo le confidenze di Marco e del figliuol suo, e come gli fossero larghi di promesse. L'orso di Castel Gavone era ancora da prendere; si poteva impegnarne senza tanti riguardi la pelle. Queste cose, siccome è agevole argomentare, ignorava Galeotto.

A lui n'andò Veneroso Doria, amico e fautore dei Fregosi, come tutti gli altri del suo casato, e ottenuta la presenza dei collegati, espose, in nome di tutti i Doria, la sua ambasciata. Rammemorata l'antica amicizia delle due genti e i maritaggi che tratto tratto erano sopraggiunti ad unirle in parentado, non dubitò di noverare alcune recenti e vicendevoli offese.

Egli, udito delle pratiche di Abate presso i Fregosi e di ciò che il capitano della lega, messer Francesco di Novelli, avesse deliberato di fare, doveva altresì, procedendo di corte in corte, raccogliendo i pareri e indagando gli animi di tutti, giungere fino alle rive del Tanaro, per recare un messaggio a Tommaso di Bagnasco.

ESSANDRO. Non son còlto dal fango o dalla vil feccia del populazzo, come tu dici; ch'io son genovese. E se ben devrei tacer la famiglia per non macchiar lo splendor di tanta nobiltá con la mia mattezza, pur vo' scoprirlati. Son di Fregosi. NEPITA. Perché in questo abito? che util cavi di questa pazzia? ESSANDRO. Lo saprai, se m'ascolti.

Le vengono alle volte certi svenimenti di cuore, che par che si muoia: ti porta tanto amore che avanza ogni meraviglia. Or credo che sei de' Fregosi, poiché l'hai posta in tanta frega.