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Un disgraziato poetastro, autore di romanzi non letti e di pessimi melodrammi, in più occasioni, mutando pseudonimi ed iniziali per non darsi a conoscere, scrisse di me e di alcuni miei libretti d'opera tutto il peggio che la sua bile potesse suggerirgli. Egli offerse gratis e ottenne di veder stampati i suoi articoli ipocondriaci in parecchi giornali.

Ah no? proruppe coll'impeto de' suoi pessimi istinti, della sua furente passione, del suo malvagio talento. Ah no?... E chi me lo impedir

Certo, non vi sarebbero più invasioni straniere e cesserebbe questa vita d'inferno, che si vive, per colpa di costoro, e di governi come loro pessimi, che li proteggono, e di una generazione d'imbecilli che li tollerano.

Ottone assale gli uni dopo gli altri; ed intanto si rivolge contra Giovanni XII, il papa che l'avea testé incoronato, ma uno de' pessimi fra que' cattivi, che si rivolgeva di nuovo ad Adalberto; e fattolo deporre in concilio, fa eleggere Leone VIII. Finalmente, presi Berengario e Villa , li tien prigioni dapprima in Lombardia, poi in Germania.

Il zu Vito scendeva le scale lentamente, con le mani dietro la schiena, ruminando nell'anima nera pessimi disegni, quando incontrò la cameriera che veniva dalla cucina col caffè caldo, per servirlo al padrone che soleva prenderlo a quell'ora.

I Napoletani come i Siciliani, non secondi a nessun popolo per intelligenza e coraggio individuale, furon quasi sempre mal governati, e sventuratamente molte volte con sul collo dei governi stranieri, che solo cercavano di scorticarli e mantenerli nell'ignoranza. Ai pessimi governi devesi quindi attribuire il poco progresso in ogni ramo di incivilimento e di prosperit

Riscontrando alcuni fatti, alcuni pensamenti, aveva veduto balzarne una scintilla di vero; ma non voleva ancora aggiustar fede a stessa. E intanto scriveva una lettera piena di pessimi consigli, pessimi come tutti quelli che danno le signore donne, quando e' non escono loro dal cuore.

Tornato dall'Affrica fui interrogato. Non dissi nulla, mi dichiarai innocente. Mi menarono in segrete. Mi custodivano due guardie, e non mi lasciarono mai: esse mi dicevano che mi si farebbe la causa. Mi fecero soffrire la fame, traveder la mannaia, mi fecero molte sevizie, ero ammalato e non mi permisero neanche d'andare allo spedale. Poi venne il presidente Morena, e mi domandò, se quando fui arrestato in Susa avevo armi. Risposi di no. Ma avendomi egli mostrato una pistola, gli dissi, è mia. In quell'occasione cominciai a lagnarmi dei pessimi trattamenti. Il capo-guardiano invece disse male di me, inventando che volevo guardie continentali, ed altro. Ricorsi al presidente perchè m'aiutasse, e mi liberasse da tanti guai. Ma stetti sempre sulla negativa, e fu per questo che mi ricacciarono in segrete, dove soffrii più di prima. La testa mi fumava, mi sentivo avvilito: scrissi una supplica a Morena perchè venisse al carcere. Difatti venne. Io, quando fui interrogato da Scandurra su' diversi reati, avevo un lapis, e notavo tutto quello che mi si domandava. Così ero in giorno di tutti gli avvenimenti; e con questi appunti, e con qualche cosa che lessi nei giornali, formai il mio romanzo, e lo dettai al signor Morena. (Ilarit

Dopo un mese d'incessante lavoro fantastico il mio manchevole ingegno non era ancor giunto a concepire un intero piano di romanzo che mi soddisfacesse. Non ne avevo in mente ben chiari che i primi tre o quattro capitoli. Intesi che ostinandomi a immaginare tutto il romanzo di primo getto, avrei finito con darmi per disperato, e mi buttai addirittura a scrivere, nella fiducia che, piantata bene l'azione, si sarebbe poi svolta, anche più naturalmente, da . Trascrivevo regolarmente il mio lavoro per Violet e glielo mandavo ogni settimana. Alla fine del quarto capitolo ebbi un assalto di malinconia nera. Incominciò col dubbio di non saper continuare; il dubbio diventò terrore; poi anche i capitoli scritti mi parevano assurdi, gelidi, pessimi; poi mi figurai di perdere l'ingegno, di non sapere, di non poter più niente. Mi persuasi che se Violet non si era risolta di mandarmi una sola parola, era per questa indegnit

Bisognava trovare un espediente per entrare, senza troppo richiamar su di l'attenzione, nella casa malfamata. L'espediente era facile. Sorgevano quasi ogni giorno diverbii in quel luogo frequentato da precettati, da pregiudicati, da pessimi arnesi.