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54 Donne e donzelle e vecchi ed altra gente, ch'eran con lei venuti di Granata, tutti licenziò benignamente, dicendo: Assai da me fia accompagnata; io mastro, io balia, io le sarò sergente in tutti i suoi bisogni: a Dio brigata. Così, non gli possendo far riparo, piangendo e sospirando se n'andaro;

Ho giá con tante donzelle par tue praticato e mi par che a te ciascuna ceda di tanto quanto al mio bel sole cede, nel cielo, ogni stella minore. Però non ti debbe esser meraviglia s'un giovinetto, a la prima, si perde in te e ti si dona; ché, s'io voglio dirti la veritá, come mi vedi, son quasi innamorata anch'io di te. Foss'io pur uomo! LÚCIA. E perché? che faresti?

Ben potete contare, una per giorno, quante morte vi sian donne e donzelle. Ma se pietade in voi truova soggiorno, se non sete d'Amor tutto ribelle, siate contento esser tra questi eletto, che van per far fruttuoso effetto.

Segue quindi le donzelle, ed esse si dileguano cantando: Il cavalier dall'armadura nera Prode in gualdane, od in levar falcon, Sa alle dame slegar la giarrettiera, Sa cantar la sirvente ad un veron. Calate il ponte, in su la saracina, Ch'egli viene a veder la sua regina.

51 Crebbe il timor, come venir lo vide di sangue brutto e con faccia empia e oscura, e'l grido sin al ciel l'aria divide, di e de la sua gente per paura; che, oltre i cavallier, v'erano guide, che de la bella infante aveano cura, maturi vecchi, e assai donne e donzelle del regno di Granata, e le più belle.

54 e le donzelle ch'avesson con loro porriano a piedi, e torrian lor le vesti. Così giurar, così costretti foro ad osservar, ben che turbati e mesti. Non par che fin a qui contra costoro alcun possa giostrar, ch'a piè non resti: e capitati vi sono infiniti, ch'a piè e senz'arme se ne son partiti.

Quel frate che veniva incontro a quel soldato ferito; quel vecchio che menava il cavallo a cavezza; facevano un vedere assai pittoresco: ma l'occhio d'uno spettatore gentile, sarebbe rimasto fisso su Bianca, la quale tenendo nella sua la mano di Margherita; tinta d'un rossore leggerissimo in viso, stava sul ciglio dell'aia, dinanzi la palazzina; e pareva davvero una delle donzelle dei tempi antichi, nel punto che a piè del castello paterno accoglievano il corteo, venuto d'un altro feudo, a chiederle spose.

Lo scintillio di que' cristalli, di quelle porcellane, di quelle argenterie, di quei fiori, era forse melenso in paragone delle sei pupille di quelle tre donne che pur nondimeno le spegnevano sotto il languore. Conoscete voi occhi più micidiali di quelli che sono dolci quando si muovono? Le tre donzelle erano scollacciate. Però, misero dell'acqua nel vino sintomo terribile!

Di congiunti e d'amici altr'alme belle: Dopo il padre e la madre eranmi care: Tanto v'amava, e tanto amava io quelle, Che più tesori io non sapea bramare. Il pensier che sorride alle donzelle Di rosei serti e nuzïale altare, A me non sorridea, temendo ognora Che a te vivrei meno vicina allora.

Ella s’interrompe, socchiudendo le palpebre, in uno smarrimento puerile. Mortella. E allora? La Rondine. Allora... Rapida, a fior di labbra. mi bacio le braccia. Mortella. Oh piccola! Ma ci deve pur essere un’altra specie d’amore. Giana Guinigi entra. Giana. Ah, ah, le donzelle ragionano d’amore. Le compagne ridono, come in vena di celia. La Rondine. È Mortella che mi fa l’esame e distingue.